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Da una parte la «complessità delle procedure per l’utilizzo delle risorse pubbliche» di cui parla il presidente della Corte dei Conti Arturo Martucci di Scarfizzi. Dall’altra le «disfunzioni» e le «inefficienze» della burocrazia, indicate dal procuratore generale Claudio Galtieri. All’inaugurazione dell’anno giudiziario della magistratura contabile, lo Stato appare dunque come una macchina complessa non sempre dotata delle professionalità in grado di farla funzionare. Le due analisi convergono nel dire che da quel paradossale conflitto viene la corruzione. Ed è il presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin a chiedere nel proprio intervento di scegliere tra «due diverse culture dello Stato: quella di una società fondata sul sospetto e quella fondata sulla fiducia». Vuol dire meno burocrazia per battere anche la corruzione.
C’è un’ombra che si aggira all’inaugurazione dell’anno giudiziario presso la Corte dei Conti, ed è il labirinto di Stato. Un’idea attorno a cui si muovono le riflessioni del presidente Arturo Martucci di Scarfizzi e il procuratore generale Claudio Galtieri, e che è il groviglio irrazionale di due linee in conflitto: da una parte la «complessità» di «procedure e meccanismi per l’utilizzo delle risorse pubbliche», che finisce per favorire «fenomeni di rilievo penale», per usare le parole di Martucci; dall’altra le «disfunzioni» di quelle stesse procedure, e più precisamente, come osserva Galtieri, la «scarsità quantitativa e qualitativa delle professionalità» di chi quelle procedure dovrebbe governare. I «comportamenti illeciti», a cui sono dedicati passaggi significativi delle due relazioni inaugurali, vengono da lì, dall’eccesso parossistico di regole a cui il personale stesso della macchina amministrativa non riesce a star dietro, E che finisce per produrre corruzione. Un fenomeno di cui si osserva la «ripetitività nel tempo», dice ancora il procuratore generale della Corte dei Conti, e «che può trovare un concreto ostacolo solo mediante l’adozione di adeguate misure organizzative» . All’affacciarsi di un nuovo anno giudiziario, la magistratura contabile descrive uno scenario preoccupante per quanto sclerotizzati paiono i suoi difetti. Tanto da rendere risolutiva la posizione in apparenza spiazzante espressa dall’avvocatura: nel suo intervento, il presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin si chiede innanzitutto «quanto sia virtuoso un sistema che moltiplichi gli strumenti di controllo sulle attività del pubblico, come del privato, con il relativo impegno di risorse». E alla fine avanza il dubbio che «molti dei vari oneri burocratici, in realtà non costituiscano affatto un investimento in prevenzione, ma piuttosto un costo inutile». Di più, «bisogna porsi il dubbio se la quantità di burocrazia non finisca con il favorire, e in misura direttamente proporzionale, il fenomeno della corruzione».
È in fondo il tema spesso sollevato dal presidente dell’Autority anticorruzione Raffaele Cantone. Ed è anzi la ragione fondativa di quell’organismo. Mettere al centro dell’analisi l’eccesso di burocrazia come carburante di disfunzioni e corruttele può condurre, secondo Mascherin, solo a una ben precisa svolta: di fronte a «due diverse culture dello Stato, quella di una società fondata sul sospetto e sul pregiudizio nei confronti del cittadino, e quella fondata sulla fiducia», scegliere, senza esitazioni, la seconda.
L’inaugurazione viene condotta dai vertici della magistratura contabile secondo un principio coerente con la funzione stessa della Corte: la sorveglianza preventiva e la verifica a posteriori dei comportamenti dello Stato e dei cittadini chiamati a servirlo. È in quest’ottica che va letta la sintesi proposta dal procuratore generale Galtieri: «Il contrasto alla corruzione consente di combattere anche la cattiva amministrazione migliorando la funzionalità della pubblica amministrazione». Perché l’obiettivo di vincere il malaffare va perseguito con uno sforzo di efficienza così ampio da diventare purificatore, a partire da «trasparenza, semplificazione e tempestività dei procedimenti, limitazione delle deroghe, riduzione dei centri decisionali». Ancora, dalla «applicazione rigorosa di sistemi di incompatibilità per prevenire conflitti di interesse». Secondo Galtieri ci si arriva a condizione che tutte le magistrature si raccordino con «altre istituzioni pubbliche» come «l’Anac e l’Anttrust», perché serve «una risposta quanto più unitaria e coordinata». Lo Stato deve fare tutto il possibile, anche per evitare inopinate sconfitte come quella ricordata all’inizio dal presidente Martucci, relativa alla «ancora insufficiente capacità di spesa delle risorse comunitarie», che per il periodo 2007- 2013 ha di poco superato «l’ 80%» dei fondi disponibili. Sta di fatto che non sarà facile combattere una guerra più intensa alla corruzione e dunque anche agli sprechi se l’esercito è quello in parte impreparato descritto dai vertici della magistratura contabile. E a maggior ragione pare indispensabile quell’atto di «fiducia» di cui parla Mascherin. Senza rinunciare a una «forte reazione punitiva» in caso di «tradimento» di quella fiducia. Ma senza neppure pretendere si possa uscire dal labirinto dopo averlo reso ancora più inestricabile.