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Un riconoscimento convinto, che lascia trapelare entusiasmo per la battaglia condotta dal Consiglio nazionale forense italiano sull’equo compenso e premiata dall’approvazione della norma in Parlamento. «La Federazione degli Ordini Forensi d’Europa esprime grande soddisfazione ed apprezzamento per l’attività svolta dal Cnf da Lei presieduto per l’approvazione della legge sull’equo compenso ( che si pone a garanzia della reale parità delle parti nella contesa)», si legge nella nota, inoltrata via mail, che reca la firma della presidente Sara Chandler ( inglese) e del primo vicepresidente Michele Lucherini, avvocato dell’Ordine di Lucca. Viene quindi ricordato anche «il progetto volto ad introdurre la figura ed il ruolo di indipendenza dell’Avvocatura all’interno della Carta Costituzionale», impegno che Mascherin ha di recente indicato come principale obiettivo del Cnf per l’anno appena iniziato.
Si può davvero parlare di “sollievo”: lo si percepisce anche quando i vertici della Federazione che riunisce le avvocature di tutta Europa concludono: «In un momento nel quale si assiste alla messa in pericolo dei fondamenti dello stato diritto, l’attività del Cnf rappresenta il richiamo ai valori fondanti». È come se il Consiglio nazionale forense avesse aperto una breccia, spezzato l’incantesimo che vedeva la professione legale ripiegata nella soggezione all’ondata mercatista, a un certo diffuso disconoscimento del prestigio professionale, per non dire delle pesantissime lesioni agli equilibri ordinamentali registrate negli ultimi mesi in Paesi come la Polonia. «In Europa, nella Federazione che riunisce tutti gli Ordini forensi e di cui sono vicepresidente», spiega l’avvocato Lucherini, «si apprezza un aspetto importantissimo della norma sull’equo compenso, che va ben oltre l’interesse dell’avvocatura: la parità tra le parti che si fronteggiano nel contenzioso, tra il committente forte e il privato che gli si trova contrapposto. Se quest’ultimo per una controversia assicurativa complessa può trovarsi a dover pagare una parcella inevitabilmente nell’ordine delle migliaia di euro, la compagnia paga cifre al massimo nell’ordine delle centinaia, pari spesso a un decimo di quanto spende il cittadino con cui si trova in lite. Una situazione lesiva di diritti essenziali, che il Consiglio nazionale forense italiano ha avuto la capacità di sollevare senza clamore, senza chiassate, e con efficacia. Un risultato apprezzatissimo».
Il vicepresidente della Federazioine europea ( Fbe, nell’acronimo che deriva dal francese Federation des barreaux d’Europe) ricorda appunto «la grave situazione di Paesi come la Polonia, dove è stata emanata una legge che ha mandato a casa gran parte dei magistrati e lasciato in servizio solo quelli graditi al governo: è stato il nostro organismo a contrastare il provvedimento e a ottenere che il presidente della Repubblica polacco lo respingesse almeno in prima battuta. Ecco, si provi a immaginare cosa rappresentino i risultati raggiunti dal Cnf italiano in un quadro del genere, in cui anche gli avvocati inglesi, per non dire dei catalani, scontano gravi problemi, seppur di natura diversa da quelli di Varsavia».
L’attenzione dell’avvocatura continentale ( l’Fbe riunisce gli Ordini forensi di tutti i 47 Stati che compngono il Consiglio d’Europa) non si è accesa solo nelle ultime settimane, in coincidenza con il via libera in Parlamento sull’equo compenso: «Il provvedimento stato seguito fin dall’inizio, dal Congresso di Rimini del 2016, e nelle nostre riunioni a Strasburgo lo si è avvertito davvero come una rivoluzione morbida, anche da parte delle rappresentanze internazionali di altre professioni. Ora c’è quest’altra mèta che il Cnf si pone, il riconoscimento costituzionale dell’indipendenza dell’avvocatura: importantissimo anche perché è la più forte garanzia dell’autonomia e dell’indipendenza dei magistrati. Anche qui», osserva Lucherini, «siamo sulla strada della tutela di diritti fondamentali. D’altronde l’avvocatura italiana se n’è resa protagoinista anche in altre occasioni recenti come l’apertura dell’albergo di Sousse che era stato attaccato dall’Isis». L’impegno politico del Consiglio nazionale forense italiano è dunque «l’espressione più efficace di un nuovo ruolo che l’avvocatura, a livello internazionale, finalmente si è convinta di poter svolgere. Ne è un segnale anche la rinnovata sintonia tra la nostra Federazione e il Consiglio dei Cnf europei, il Ccbe, organismo istituzionale ristretto ai Paesi dell’Ue. Si respira un’aria nuova: all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Parigi, Moscovici si è soffermato tantissimo sull’apprezzamento per l’avvocatura e sull’importanza della sua indipendenza. Parliamo di uno dei più autorevoli esponenti della politica dell’Ue che in passato si è sempre espresso a favore della libertà del mercato, e che ora è tra i primi a riconoscere come quell’impostazione non possa esaurire la visione europea. È davvero un clima diverso da quello degli anni passati, e le battaglie condotte dal Cnf costituiscono un punto di riferimento a livello internazionale, una parte essenziale di questa svolta».