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“L’avvocato che si prende la briga di difendere certe persone, e certi reati va denunciato per complicità” e ancora “Ha pure un avvocato? Ahhhhh la pena di morte”: sono alcuni dei messaggi indirizzati su facebook all’avvocato Simone Matraxia, legale di fiducia di Innocent Oseghale, il 29enne nigeriano da 23 giorni detenuto per vilipendio, distruzione e occultamento del cadavere di Pamela Mastropietro, la ragazza fatta a pezzi e ritrovata in due trolley abbandonati sul ciglio della strada. Raggiunto al telefono dal Dubbio ci ha raccontato, per la prima volta da quanto sono accaduti i fatti, che alcuni di questi messaggi tra cui “Ci vuole pelo sullo stomaco per difendere uno così”, “gli avvocati sono peggio di quelli che difendono' e “Bella pubblicità che fanno questi avvocati che difendendo i mostri” sono arrivati a lui privatamente sul social network e a commento di un articolo della testata Cronache Maceratesi. «Continuerò a fare il mio lavoro – ci dice l’avvocato Matraxia – e ad assumere la difesa tecnica del mio assistito. Certo, qui si respira un clima di indignazione perché l’episodio contiene particolari molto cruenti, ma è mio dovere non abbandonare Oshegale», anche se precisa di non aver subìto minacce. Sulla vicenda si è espressa duramente anche la Camera Penale di Macerata tra- mite il presidente Renato Coltorti e la segretaria Marielvia Valeri che in una nota hanno scritto che questi episodi: “Mettono seriamente in discussione l’esercizio stesso della funzione difensiva”. I due proseguono sottolineando come sia “evidente che alla domanda sul ‘ come si fanno a difendere certe bestie’ che riecheggia in limine ad ogni crimine che offende i valori più profondi della società civile sia sottesa una deformata proiezione dei principi costituzionali del diritto alla difesa, che l’articolo 24 della Costituzione prevede come inviolabile”. E concludono: “Mettere in discussione non solo il diritto dell’imputato ad avere un difensore, ma il dovere dello Stato di assicurarglielo significa ledere i diritti inviola- bili dell’uomo e tradire il compito fondamentale della Repubblica di assicurare il rispetto della libertà e dignità umana, che non possono deflettere neppure di fronte al più efferato dei crimini”. Intanto sul fronte delle indagini, dopo gli esiti dell’autopsia, sembrerebbe smorzarsi la tesi dell’overdose come causa della morte della ragazza romana e rafforzarsi quella dell’intento omicidiario. Il secondo esame autoptico effettuato da dottor Cingolani su nomina della procura ha evidenziato infatti nuovi e scioccanti dettagli su come abbia perso la vita Pamela. Dal carcere di Ascoli Piceno dove è detenuto nella sezione cosiddetta ‘ filtro’ ma non con l’accusa di omicidio ci precisa l’avvocato Matraxia, Oseghale tuttavia «continua a dirsi innocente e a imputare la morte della ragazza per una overdose». E in merito alla sua richiesta di poter incontrare la moglie e il figlio l’avvocato ci dice che proprio ieri è arrivato il diniego da parte del Tribunale dei Minori.