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Gli effetti dell’emergenza sanitaria emergono chiaramente dai dati del contenzioso della Avvocatura dello Stato per la sede di Roma relativi all’anno 2020: il numero di affari nuovi «è stato inferiore del 21 per cento» rispetto al dato del 2019, ma ha raggiunto comunque la «cifra di 45mila». A sottolinearlo è l’avvocato generale dello Stato Gabriella Palmieri, nel suo intervento di ieri in Cassazione per la cerimonia inaugurale dell’anno giudiziario.
Palmieri ha riferito che «anche nelle Avvocature distrettuali si è avuta una contrazione degli affari impiantati, seppure in misura inferiore, pari a circa il 13 per cento. Di certo - ha aggiunto - ha prodotto effetto la sospensione covid dei termini processuali, durata 64 giorni: intervallo che, non a caso, corrisponde a circa il 18 per cento su base annua».
L’impulso alla digitalizzazione venuto dall’emergenza
Ma la situazione emergenziale è stata «fattore di accelerazione della digitalizzazione e della dematerializzazione», ha detto Palmieri, ricordando la diminuzione «in modo significativo» dell’utilizzo del cartaceo e il ragguardevole incremento dell’attività telematica.
In particolare, «l’Avvocatura dello Stato ha eseguito 67.202 depositi telematici nel civile, con un incremento percentuale del 30% rispetto al 2019. Anche il dato delle notifiche via Pec di atti giudiziari è salito alla cifra record di 21.088», ha riferito l’avvocato generale dello Stato.
In tale ottica, ha ricordato Palmieri, «nella seconda parte dell’anno passato la collaborazione con la Suprema corte si è sviluppata anche con la sottoscrizione dei due protocolli di intesa, estesi a Procura generale e Consiglio nazionale forense: il primo, riguardante il contenzioso pendente, prevede» appunto «l’invio degli atti del giudizio in formato pdf via Pec».
Il ricorso al deposito e alla notifica digitale dei documenti ha dunque avuto uno specifico incremento, per l’Avvocatura dello Stato, nell’attività svolta presso la Suprema corte: a partire dalla firma del protocollo di cui è parte anche il Cnf, ha specificato Palmieri, e in particolare dal 14 novembre scorso, si è utilizzata «una specifica funzione appositamente sviluppata». È stato così possibile inviare «oltre 1.500 Pec», e «l’invio medio degli atti in Cassazione si è ora attestato intorno agli 800 al mese, pari a circa 40 invii telematici giornalieri».
Una digitalizzazione che rientra insomma tra gli sviluppi virtuosi a cui l’emergenza ha parzialmente, seppur imprevedibilmente, contribuito. Ma certo l’auspicio è che future e sostenibili espansioni tecnologiche della giurisdizione non debbano aver bisogno di circostanze così drammatiche per potersi verificare.