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Una notizia poco enfatizzata, soprattutto perché non c’è alcuna connessione con il teorema della presunta trattativa stato mafia. Per la prima volta, durante il processo Capaci Bis che si sta svolgendo a Caltanissetta, il pentito Francesco Geraci aggiunge un particolare inedito. Nel mirino della mafia non c’era solo Maurizio Costanzo, ma anche Pippo Baudo. In particolare la procura aveva chiesto di sentire Geraci in merito alla cosiddetta "Missione romana" decisa da Riina per progettare l'uccisione nella capitale di Giovanni Falcone nei primi mesi del '92 quando era direttore degli Affari penali del Ministero della giustizia."Avevamo compiti differenti - ha spiegato Geraci - cercavamo Maurizio Costanzo, Michele Santoro, Pippo Baudo e Giovanni Falcone perché dovevamo ucciderli. Quando uscivamo eravamo a gruppi, ero io con Sinacori, Graviano con Fifo De Cristoforo e Messina Denaro con Tinnirello. La macchina l'abbiamo affittata a nome mio perché ero io che avevo la carta di credito. Per quella trasferta Messina Denaro diede 5 milioni di lire ciascuno. A Roma siamo stati circa 9 giorni". Poi il pentito ha aggiunto : ”Ci dissero che dovevamo uccidere i giornalisti per allontanare l'attenzione dalla Sicilia e creare dei casini al Centro Italia. Portare l'attenzione sui vecchi brigatisti. Ne parlava Matteo Messina Denaro". Geraci ha ricostruito nel corso dell'udienza alcuni particolari del progetto di morte. "Si parlava di mettere il tritolo in un bidone dell'immondizia o una macchina vicino al teatro dove si faceva il Maurizio Costanzo Show. Io e Sinacori siamo andati anche a fare un sopralluogo. Di armi - ha aggiunto - a Roma non ne ho viste. Le avevo viste invece a Mazara Del Vallo quando le stavano preparando. C'erano dei kalashnikov che Matteo Messina Denaro e Enzo Sinacori provarono. C'erano delle pistole. Moltissime armi comunque". La ricostruzione di Geraci è in linea con quanto è già emerso dalle ricostruzioni processuali. Riina già tra settembre e ottobre del 1991 aveva dato ordine, allo stesso gruppo che avrebbe poi organizzato le stragi del ‘ 93 e del ‘ 94, di uccidere a Roma Giovanni Falcone, ma anche il ministro Claudio Martelli e Maurizio Costanzo, inviso per la propaganda antimafia che faceva nella sua popolare trasmissione tv sui canali Fininvest.. Un ordine, esclusivamente mafioso. In particolare, secondo il lucido resoconto del collaboratore Vincenzo Sinacori ( ben riportato nella sentenza della Corte di Firenze del 6 giugno 1998) Riina in quel periodo, durante una o più riunioni nella casa vicino Castelvetrano, aveva comunicato allo stesso Sinacori, a Matteo Messina Denaro, a Giuseppe e Filippo Graviano e a Mariano Agate che andavano eliminati Falcone e il ministro Martelli, i suoi principali obiettivi di quel momento, ma se possibile e subordinatamente anche il giornalista Maurizio Costanzo. Riina aveva disposto si usassero armi tradizionali e che solo in caso di necessità l’esplosivo a distanza, ma doveva essere preventivamente avvertito. II gruppo recatosi a Roma nel febbraio del ‘ 92, vi era rimasto per 8- 10 giorni. Impegnato nella ricerca di Falcone e Martelli. Non essendo riusciti a trovarli, la loro attenzione si rivolse a Costanzo e credendolo accompagnato da una guardia del corpo, optarono per la dinamite. Sinacori raggiunse Riina a Palermo per avere l’assenso, ma il boss gli ordinò di sospendere tutto, perché ” avevano trovato cose più importanti giù” alludendo al fatto che l’attentato a Falcone andava eseguito in Sicilia. Come sappiamo, furono di parola. Nel maggio successivo riprovarono a uccidere Maurizio Costanzo. Per fortuna l’attentato fallì.Sappiamo che Silvio Berlusconi risulta indagato – di nuovo - per il fallito attentato a Maurizio Costanzo. Ora uscirà fuori che ha ordito di far uccidere pure Pippo Baudo? Oramai ci si può aspettare di tutto. RispondiInoltra