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procura di Taranto
Che cosa succede alla Procura di Taranto? La domanda sorge dal fatto che nel giro di pochi mesi sono state presentate due interrogazioni parlamentari indirizzate alla ministra della Giustizia Marta Cartabia per far luce su alcune circostanze. La prima è a firma dell'onorevole Roberto Giachetti di Italia Viva ed è stata presentata lo scorso 24 settembre. Con essa si chiede di «avviare un'azione ispettiva presso la procura della Repubblica di Taranto». La vicenda riguarda i presunti appalti pilotati per i grandi lavori sulle navi della Marina Militare nell’Arsenale di Taranto. Le indagini preliminari si sono concluse lo scorso ottobre: la Guardia di Finanza ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini a 18 persone tra militari, imprenditori e dipendenti civili dello stabilimento militare. In sintesi, secondo il procuratore aggiunto Maurizio Carbone, alcune imprese avrebbero dato vita ad un cartello per pilotare l'assegnazione a loro favore degli appalti gestiti dall’Arsenale e dalla Stazione Navale di Taranto. Nell'inchiesta era finito anche l'ammiraglio Matteo Bisceglia a causa di una telefonata in cui avrebbe fatto pressioni per favorire una ditta in un subappalto delle Forze Armate. Secondo una informativa della GdF Bisceglia disponeva del cosiddetto «potere coercitivo» sulle imprese, che non potevano dirgli di no. La sua posizione è stata poi però archiviata. Ma veniamo all'oggetto dell'atto di sindacato ispettivo promosso da Giachetti: nel 2015 la procura di Roma indaga su alcune aziende di Taranto e La Spezia per presunte irregolarità nelle gare di appalto svoltesi presso gli arsenali militari marittimi di Taranto, La Spezia ed Augusta. Alla procura di Taranto, a febbraio 2016 viene formalizzata denuncia contro le medesime aziende avente identico oggetto di quella pendente a Roma. Viene aperto analogo fascicolo, delegando accertamenti alla GdF a giugno 2016. Ma qui inizierebbero le criticità: «Tale delega resterà inevasa per un anno e tre mesi», infatti, si legge nell'interrogazione, «solo con informativa del 20 settembre 2017 la Gdf comunicava alla procura di avere provveduto ad identificare i responsabili dei fatti oggetto di denuncia, ma di voler proseguire le indagini nell'ambito di un nuovo fascicolo iscritto a carico di ignoti; la procura di Taranto avrebbe avallato tale irrituale procedura; conseguentemente la Gdf sarebbe passata dal fascicolo correttamente aperto a carico di persone ed aziende note ad un altro fascicolo a carico di ignoti; tale situazione, ad avviso dell'interrogante irregolare, si protraeva sino al gennaio 2018, allorché il nuovo fascicolo a carico di ignoti subiva ulteriore trasformazione in fascicolo a carico di noti». Mentre «solo il 25 gennaio 2021 la procura di Taranto emetteva richiesta di rinvio a giudizio a carico dei titolari delle aziende» inizialmente individuate. Quindi, in sintesi, la richiesta di Giachetti deriva da quanto segue: «La procura di Taranto era in possesso dell'intero materiale già nel febbraio 2016, ma attraverso l'apertura di nuovi fascicoli di indagine a carico di ignoti, ad avviso dell'interrogante si sarebbe per un verso violato l'obbligo di iscrizione immediata del nominativo degli indagati nel registro ex articolo n. 335 del codice di procedura penale e, per altro verso, non sarebbero stati sostanzialmente rispettati i termini di durata massima delle indagini previsti dal codice, sottoponendo, di fatto, i medesimi soggetti ad indagini che si sono protratte dal 2016 al 2021, per ben 5 anni». Abbiamo raccolto anche il parere del Procuratore Carbone: «L’interrogazione fa riferimento ad alcune questioni processuali circa la presunta inutilizzabilità degli atti di indagine del procedimento penale inerente la gestione degli appalti nell’Arsenale Marina militare di Taranto. Le relative eccezioni sollevate in tal senso dai difensori di alcuni degli imputati sono state tutte rigettate dal Gup del Tribunale di Taranto, con ordinanza emessa in data 27 maggio 2021». Il secondo atto di sindacato ispettivo, depositato ieri, è stato presentato dall'onorevole Alessandro Colucci, di Noi con l'Italia: «La procura della Repubblica di Taranto - leggiamo - è priva del procuratore capo da oltre un anno e mezzo, ovvero dall’arresto dell’ex procuratore Capristo per tentata concussione. Gli uffici giudiziari di Taranto hanno urgente necessità di una nuova dirigenza, ma l'iter amministrativo di nomina si è inspiegabilmente bloccato; questo ritardo appare ingiustificato e soprattutto in contrasto con quanto più volte rappresentato dal ministero della Giustizia in relazione alla necessità ed urgenza della nomina di un nuovo procuratore a Taranto, in netta discontinuità con il recente passato (v. Bollettino ufficiale, ministero della Giustizia, n. 20/2020)». Ad aprile di quest'anno infatti la V° Commissione incarichi direttivi del Csm, con cinque voti su sei, aveva proposto per questa posizione la nomina di Eugenia Pontassuglia. L'ufficializzazione sarebbe dovuta arrivare nel plenum di Palazzo dei Marescialli il 15 settembre, ma non è stato così: «Situazione anomala», commenta una nostra fonte del Csm in riferimento al tempo trascorso tra la decisione della Commissione e la mancata ratifica.