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L’associazione segreta P3 esisteva ma Denis Verdini non ne ha fatto parte. Lo hanno stabilito i giudici della nona sezione penale del tribunale di Roma che hanno condannato l’uomo d’affari Flavio Carboni a 6 anni e mezzo di reclusione e l’imprenditore Arcangelo Martino a 4 anni 9 mesi, ritenuti dalla Procura i promotori dell’associazione segreta insieme al giudice tributarista Pasquale Lombardi ( deceduto pochi giorni fa). Ma, come detto, di questa associazione non ha fatto parte l’ex parlamentare Denis Verdini ( assolto per non aver commesso il fatto) che è stato però condannato a 15 mesi di reclusione per un episodio finanziamento illecito.
Secondo i giudici l’associazione P3 era «un’associazione per delinquere caratterizzata dalla segretezza degli scopi» che, agendo in violazione della Legge Anselmi del 1982, puntava da un lato a condizionare il funzionamento degli organi costituzionali dello Stato e preoccuparsi finanziamenti per le energie rinnovabili. Secondo i Pm Carboni aveva addirittura fatto pressioni sui giudici della Corte Costituzionale per essere a conoscenza in anticipo dell’esito della sentenza sul Lodo Alfano, che prevedeva la sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato, tra le quali l’ex premier Berlusconi. Nel corso delle udienze Verdini aveva più volte negato l’esistenza dell’associazione segreta parlando di un «coacervo di millanterie». Non solo, Verdini, tirò in ballo addirittura Quentin Tarantino «risolvo problemi come Wol», disse infatti al pm Palazzi - e difese Marcello Dell’Utri: «per me è un’icona, un punto di riferimento. Una figura carismatica e per lui provavo amicizia e stima». E riferito a Carboni, che ieri è stato condannato, disse: «un personaggio vulcanico, pieno di fantasia e di voglia di fare, un po’ troppo insistente a volte. Con lui avevo il progetto di raccogliere finanziamenti per il Giornale di Toscana, esperienza editoriale da trasferire in Sardegna dopo la nomina di Cappellacci a Governatore».