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carcere minorile
In Italia la detenzione minorile è un fenomeno fortunatamente marginale nei numeri, con una percentuale di presenze assolutamente trascurabile. L’intero meccanismo di gestione della giustizia minorile è basato su un modello che in Italia funziona molto bene e ci è invidiato dagli altri Paesi, soprattutto extra europei, per la sua altissima valenza socio-rieducativa. Sebbene siano trascorsi quasi 40 anni da quando ci si è dotati di un ordinamento penitenziario che valesse in parte anche per i minorenni, ma che era stato concepito solo per i maggiorenni, un decreto del 2018 ha modificato questo assetto, creando un vero e proprio ordinamento penitenziario minorile. I tempi sono stati molto lunghi, ma sulla base dell’esperienza del modello attuato di cui se ne è valutata la buona funzionalità ben sperimentata in concreto lo Stato ha prodotto una regolamentazione ad hoc. Le comunità per i minori sono strumenti di intervento che, nell’ambito della giustizia penale minorile, rappresentano delle valide alternative al carcere e, in quanto tali, presentano delle caratteristiche molto diverse. Con la nascita delle comunità il legislatore penale minorile ha voluto introdurre, di fatto, qualcosa che fosse alternativo e il più distante possibile dal carcere. Le comunità sono, diversamente dagli istituti penitenziari, delle istituzioni aperte all’interno delle quali gli ospiti hanno la possibilità di usufruire di risorse e di servizi che sono in grado di aiutarli a gestire e a migliorare le loro relazioni problematiche; insomma, le comunità possono essere considerate a tutti gli effetti degli strumenti di intervento che erogano un servizio che può assumere natura educativa o sanitaria in base alle specifiche necessità del minore. Uno degli elementi più importati, che ricopre un ruolo sorprendentemente fondamentale, è rappresentato dal luogo nel quale la comunità viene costruita. Le comunità possono essere costruite, di fatto, ovunque, come in appartamenti o all’interno di cascine, ma la scelta del luogo influenza notevolmente il tipo di lavoro e, di conseguenza, il tipo di sevizi e di attività che vengono erogate all’interno di una specifica comunità. Un minore, ricordiamo, può finire in comunità per eseguire una misura amministrativa di rieducazione, una misura cautelare, la messa alla prova, una misura alternativa alla pena o perché destinatario di provvedimenti civili.