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I prestigiatori a cinque stelle tentano il nuovo colpo di teatro. Dopo la presentazione dell’emendamento sulla prescrizione all’interno del dl Anticorruzione - spiazzando tutti, soprattutto gli alleati leghisti - ieri pomeriggio, dopo un vertice di maggioranza e la riunione con il ministro Alfonso Bonafede, lo hanno ritirato. Solo per ripresentarlo esattamente uguale nel contenuto, con una proposta di modifica però alla rubrica del disegno di legge: l’aggiunta della dicitura “nonchè in materia di prescrizione del reato” dopo “misure anticorruzione nella pubblica amministrazione”. Con una mano lo ritirano, con l’altra lo ripresentano identico. Il tutto, nel clima infuocato della Commissione congiunta e dopo uno scontro ormai nemmeno più sottotraccia con la Lega. Anzi, l’iniziativa pentastellata ha il sapore della sfida proprio in risposta alle critiche del Carroccio.
La Lega aveva subito espresso perplessità sul contenuto di merito dell’emendamento ma, per non esacerbare il clima del dibattito nella maggioranza ( già alle prese con lo spinoso decreto Sicurezza) aveva virato le critiche sulla sua collocazione formale all’interno di un disegno di legge su un tema diverso.
Detto fatto, i due relatori grillini Francesco Forciniti e Francesca Businarolo ritirano e poi ripresentano la proposta di modifica, con la sola aggiunta di una correzione alla rubrica del disegno di legge, in modo da inserire nel tema del dl anche la prescrizione. Come a dire: incompatibilità formale risolta, proprio come chiedeva la Lega. I parlamentari 5 Stelle, dunque, rimangono compatti dietro il vicepremier Luigi Di Maio e soprattutto il Guardasigilli Bonafede ( cui era stata inizialmente attribuita la paternità del testo), i quali avevano ribadito come «la prescrizione sia nel contratto di governo» e che dunque «non arretreremo di un millimetro». E che l’emendamento abbia ispirazione più che parlamentare lo conferma apertamente anche il relatore Forciniti, che in Commissione si lascia scappare come sull’emendamento «è d’accordo il dottor Da- vigo», facendo calare il silenzio anche sui banchi leghisti.
Lo strappo degli alleati, però, non piace ai leghisti, i quali hanno fatto trapelare tutto il loro disappunto dopo la riunione di maggioranza di ieri, prima del colpo di mano sull’emendamento. «Sul testo dell’Anticorruzione siamo vicini a trovare un’intesa, non credo ci siano così grandi distanze ma sulla norma sulla prescrizione siamo lontani», aveva commentato il deputato Igor Iezzi, precisando che «Saranno Salvini e Di Maio a sciogliere i nodi, ma noi on possiamo permettere che una riforma così importante venga fatta in due righe. Sui principi siamo concordi, ma non sullo strumento che si è deciso di scegliere».
Nel pomeriggio di eri era arrivato dall’Algeria anche l’ormai consueto tentativo di conciliazione del premier “colomba” Giuseppe Conte. «Scioglieremo il nodo nelle prossime ore» ha assicurato il primo ministro, che ha definito il tema «sacrosanto» perchè i passati interventi legislativi «ne hanno distorto la vocazione originaria». Strizzando l’occhio ai suoi danti causa pentastellati, ha convenuto sul fatto che «la riforma della prescrizione è nel contratto di governo, dunque manterremo il punto». Un colpo al cerchio e uno alla botte, però, ha aggiunto che vedrà «il ministro competente e gli altri interlocutori del governo per vedere la formula migliore per portare a casa un risultato che sia M5S che Lega si sono dichiarati disponibili a raggiungere» . Le posizioni dentro la maggioranza rimangono distanti e ad aumentare è solo l’irritazione della Lega per il gioco di prestigio in Commissione; intanto, però, l’iter parlamentare incalza. Le opposizioni, Fratelli d’Italia in testa, chiedono che la maggioranza si esprima subito sull’ammissibilità dell’emendamento sulla prescrizione «prima ritirato e poi ripresentato di fatto identico». Altrimenti - è la minaccia - la Commissione deve prendere atto che non ci sono i tempi tecnici necessari per portare il provvedimento in aula la settimana prossima e che «è più dignitoso rimandare il ddl a data da destinarsi piuttosto che andare avanti con trucchetti indecenti», scrivono i deputati di Meloni. Tradotto: la corsa a perdifiato dei 5 Stelle per approvare il prima possibile il ddl Anticorruzione potrebbe interrompersi proprio per l’eccessiva “ingordigia” legislativa.