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Il carcere è davvero la “soluzione rieducativa” per i minori che hanno commesso reati? Possono essere date ai minori delle opportunità di recupero, nonostante abbiano violato la legge, per evitare di finire dietro le sbarre? Il panel conclusivo dell’iniziativa del nostro giornale ha avuto anche queste domande come fili conduttori. I lavori sono stati introdotti da Gaia Tortora (giornalista La7), che ha fatto riferimento alla “situazione insostenibile” che vivono i giovani ospiti dell’Ipm di Casal del Marmo. Quello delle carceri minorili è un mondo a parte per tante ragioni. Il numero dei giovani detenuti – in aumento - ha toccato quota 550 ( di cui 207 stranieri). Una condizione aggravata dalla chiusura degli istituti di Lecce e L’Aquila.
Il capo Dipartimento della Giustizia minorile, Antonio Sangermano, ha sostenuto che i temi legati al carcere non possono essere affrontati con pregiudizio e con una impostazione ideologica. «Gli indirizzi politici – ha commentato - sono fondamentali e vanno inseriti all’interno della cornice della nostra Carta costituzionale con il supporto dei tecnici. Le criticità sono croniche e risalgono agli anni passati, sono persistenti e irrisolte. L’evasione dal Beccaria del dicembre 2022 è il segno di un sistema che non è in grado di garantire la sicurezza dei detenuti e l’impermeabilità dell’istituto».
L’intervento del rappresentante di via Arenula ha aperto uno spazio di discussione sul “decreto Caivano”. L’onorevole dem Michela Di Biase (componente della Commissione Infanzia e adolescenza) ha definito il provvedimento una “risposta politica sbagliata”. «Con il decreto Caivano – ha sottolineato Di Biase – è stato smantellato l’istituto della messa alla prova con conseguente previsione dell’aumento delle pene. L’emergenza legata ai minori è stata costruita secondo un approccio securitario. Il sistema penale minorile richiede sforzi maggiori e l’ingresso in carcere del minore deve essere l’extrema ratio. Le soluzioni offerte per gli Ipm sono del tutto inadeguate». Molto critica nei confronti degli ultimi provvedimenti legislativi anche la vicepresidente del Cnf, Patrizia Corona, secondo la quale «gli
interventi emergenziali non sono stati sempre coerenti con la situazione reale». «La risposta punitiva – ha aggiunto - non ha una base oggettiva tale da poter essere giustificata. Credo che, quando si parla di minori, sia più opportuno soffermarsi sulla educazione e sulla responsabilizzazione. Il minore è un soggetto plasmabile con l’educazione e questo aspetto non può essere accantonato».
Infine, il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, ha voluto dedicare attenzione nel suo intervento ai minori non accompagnati. Il più delle volte vengono abbandonati al loro destino e hanno ben poche strutture di riferimento, comprese quelle sanitarie, che possano farsi carico delle loro necessità. «Le emergenze – ha affermato Gonnella – esistevano anche prima del decreto Caivano e del governo di centrodestra. Va detto però che il pacchetto sicurezza al vaglio del legislatore rischia di provocare uno strappo con la cultura del diritto di cui l’Italia deve andare fiera. È impensabile che il nostro Paese faccia dei passi indietro». Sulla stessa linea l’avvocata Maria Brucale: «Il carcere non è un luogo per i minori».