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Sono stati momenti drammatici quelli vissuti il 21 luglio scorso dall’avvocatessa Paola Marioni, accoltellata nel suo studio di Milano da un cliente che avrebbe dovuto discutere con lei di controversie condominiali. Ad oggi sono in corso le indagini della Squadra mobile per identificare l’aggressore.
Avvocato, qual è prima di tutto il suo stato di salute?
Sono stata dimessa ieri dal Policlinico. Ora sono in convalescenza, i medici mi hanno raccomandato riposo assoluto. Comunque il decorso è positivo e, passato lo choc iniziale, mi sento bene. Certo, lo spavento è stato notevole.
Ha voglia di raccontare cosa è successo?
Si.
Cominciamo dall’inizio. Conosceva questo cliente?
No. Il giorno prima avevo ricevuto una chiamata sul telefono dello studo da un uomo che voleva fissare un appuntamento per una consulenza condominiale.
Si era presentato?
Mi aveva solo detto di chiamarsi De Andreis, un nome che poi si è rivelato essere falso.
Non lo conosceva quindi?
Mai sentito e visto prima. Infatti, durante la telefonata, gli avevo chiesto come mai si era rivolto a me per questa tipo di consulenza. Lui, però, era stato evasivo ed io non avevo insistito oltre. Sinceramente non ho approfondito sul momento. Un cliente può venire in studio da me per passaparola di un collega, perché ha saputo che sono esperta di esecuzioni, insomma i modi sono i più disparati. C’è anche chi cerca il nome di un avvocato su internet, ma a me non è mai capitato.
Gli ha dunque fissato l’appuntamento?
Sì. Lui si è presentato in orario, l’ho ricevuto e l’ho fatto accomodare nella sala riunioni. Tenga presente che io non ho la segretaria e sono in studio da sola.
Che tipo era?
Sui 45- 50 anni, distinto, ben curato.
Cosa ha fatto poi?
Dopo averlo fatto accomodare, gli ho domandato di cosa avesse bisogno. Lui mi ha risposto che voleva chiedermi delle informazioni su alcune controversie condominiali. Gli ho detto di attendermi perché dovevo andare alla mia scrivania, che è in una stanza contigua, per recuperare alcune carte. Mentre stavo effettuando questa operazione mi sono accorta, però, che lui mi seguiva.
Gli ha detto qualcosa?
Certo. Gli ho detto di rimanere nella sala riunioni e di aspettarmi che sarei tornata subito. Ed è a quel punto, improvvisamente, che ha estratto un coltello affilatissimo ed ha cominciato a colpirmi.
Deve essere stato terribile.
All’inizio non ho capito cosa stesse succedendo. Il primo colpo è stato al fegato. Poi al costato. E poi al petto. Ma il suo obiettivo era di colpirmi al collo.
Voleva ucciderla?
Sicuramente. Una violenza inaudita. Mi divincolavo ma lui continuava a colpirmi. Sono stati tanti colpi. Devo dire che solo grazie a qualche mio chilo di troppo oggi posso raccontare questa vicenda.
Ha chiesto aiuto?
Ho iniziato ad urlare. Fortissimo. Come ho detto prima ero da sola. Il mio studio, peraltro, è insonorizzato. Quindi anche essendo in un palazzo di una zona centrale di Milano, che si trova vicino al Palazzo di giustizia e ospita molti altri uffici, non si sente nulla dall’esterno. Lui, comunque, deve essersi spaventato per le mia urla ed ha smesso di colpirmi.
È scappato?
Ad un certo punto si è allontanato, ha aperto la porta, ma non ho visto in che direzione.
Mentre la colpiva, le ha mai detto qualcosa?
Nulla. Tenga presente che tutto sarà durato pochi minuti. Solo al momento di andarsene, mi ha detto: ‘ Adesso anche tu sei sistemata’.
Cosa potrebbe significare?
Non saprei proprio. Io mi occupo essenzialmente di mediazioni. Faccio anche esecuzioni immobiliari. Ma non mi sono interessata di cause che possano ‘ giustificare’ una reazione simile.
Pensa fosse sotto l’effetto di sostanze stupefacenti?
Credo proprio di si. Aveva gli occhi spiritati e la violenza con cui mi colpiva penso fosse dovuta al fatto che avesse assunto della cocaina o qualche droga sintetica eccitante.
Ha perso conoscenza?
Per fortuna no. Dopo che si era allontanato, sono corsa in strada ed ho chiesto aiuto. Avevo il terrore di svenire. Ho fatto in tempo anche a chiamare il 112 che è arrivato subito.
Dopo questa drammatica esperienza, che consiglio si sente di dare ai suoi colleghi?
Di non ricevere mai, quando si è da soli in studio, clienti che non si conoscono. Purtroppo viviamo in una società violenta e degradata ed è necessario prestare massima attenzione. In tanti anni di professione non pensavo proprio che potesse capitarmi una cosa del genere.