PHOTO
I detenuti del carcere calabrese di Paola non avranno più la possibilità di proseguire le lezioni serali scolastiche a causa del trasferimento forzato degli insegnanti, ma questa stessa identica situazione potrebbe allargarsi anche nei confronti di altri penitenziari come quelli di Cosenza, Castrovillari, Rossano e Trebisacce.
Sabato scorso, infatti, i docenti titolari afferenti all’Ipseoa “San Francesco di Paola”, in servizio alla casa circondariale di Paola per il corso serale di studi, si sono visti recapitare per mail una missiva in cui si notificava il soprannumero per l’anno scolastico 2019/ 2020. In sostanza, la lettera spiegava a 14 insegnanti che l'anno prossimo non potranno tenere alcuna lezione nel prossimo anno. I detenuti, una ottantina quelli iscritti a Paola, non potranno più studiare.
I docenti, appurata la notizia, hanno subito diffuso un duro comunicato stampa. «Si rende noto che tale provvedimento avrà come immediata ricaduta, drammatica e paradossale: la perdita di più di 200 posti di lavoro - si legge nella nota -. Tanti sono infatti i docenti soprannumerari che a questo punto inizieranno un calvario di viavai da una sede all’altra e da un territorio all’altro».
E non è l'unico dramma: «A migliaia di individui già iscritti ai corsi serali ed ai corsi rivolti ai detenuti viene precluso il diritto all’istruzione secondaria di secondo grado. Perché questo provvedimento? Quale motivazione ha spinto chi, ad adottare una decisione così brutale e folle nei modi e nelle ripercussioni?». La preside Cupello, dirigente dell'Ipseoa di Paola, ha cercato in ogni modo di scongiurare la chiusura dei corsi, ma il suo grido è stato ignorato.
A lanciare l’allarme sono stati vari sindacati, tra i quali i rappresentanti sindacali Pino Assalone Segretario Provinciale Flc- Cgil, Vanda Salerno Segretaria Provinciale Gilda e Angelo Siciliano Segretario Provinciale Snals. «La cosa che più preoccupa – denunciano i sindacati – è che gli alunni delle sedi carcerarie e dei corsi serali non avranno più la possibilità di frequentare tali scuole. Riteniamo importante che l’esperienza di un luogo di chiusura e di esclusione, qual è il carcere, si trasformi invece in luogo di crescita, di confronto e di apertura verso la società. Sarebbe pazzesco non soffermarsi sulla valenza sociale che rivestono le scuole carcerarie della nostra provincia Cosenza, come in ogni altro luogo di detenzione, e ragionare solo sulla base di una qualche convenienza ragionieristica».
I sindacati hanno quindi partecipato, ieri, ad una manifestazione organizzata da “I docenti precari di ruolo”. Tra di loro anche il sindacato autonomo di base Sab che ha inviato una lettera al direttore dell'Urs Calabria. «I corsi serali e delle case circondariali della provincia di Cosenza sono stati dichiarati in soprannumero come atto consequenziale della determinazione dell’organico di diritto da parte dell’Atp di Cosenza - si legge nella lettera a firma di Giovanni Fiorentino, il segretario generale del Sab - Nel sottolineare l’altissima valenza sociale, inclusiva e culturale delle scuole funzionanti in tali sedi corre l’obbligo di evidenziare che nel determinare la dotazione organica di diritto assegnata ai percorsi Cc e serali, a parere dello scrivente, era necessario salvaguardare le classi già funzionanti con il relativo monte ore di cattedre per evitare le situazioni di soprannumerarietà e le inevitabili proteste da parte degli interessati».
Inoltre, «i docenti titolari in organico di diritto, adesso si trovano nella condizione di soprannumerarietà e partecipano obbligatoriamente alla mobilità, e le ore di cattedra dei posti ricoperti finiranno per essere occupate dalle assegnazioni/ utilizzazioni provvisorie o dai supplenti. Non si capisce bene quale sia stata la procedura seguita nella determinazione di questo organico di diritto in quanto, a parere dello scrivente, tutta la normativa sugli organici è stata disattesa forse, pare, per una contorta ripartizione delle ore che ha visto soccombere le scuole in oggetto». Pertanto «si chiede un sollecito intervento per risolvere una grave ingiustizia e un problema penoso del personale docente che, con dedizione e sacrificio, presta la sua opera salvaguardando gli artt. 27 ( funzione rieducativa della pena) e 34 (diritto allo studio) della Costituzione».