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Presentata lo scorso mese da Antonio Ingroia, la proposta di legge “La Torre bis” per colpire i corrotti sul piano finanziario, come già avviene per i mafiosi, molto probabilmente non vedrà mai la luce.
E’ stato il depuato dem Davide Mattiello, storico dirigente di “Libera”, relatore del Codice Antimafia approvato alla Camera nel 2015 ma in attesa del definitivo via libera di Palazzo Madama, a “smontare” l’iniziativa dell’ex procuratore aggiunto di Palermo. La riforma, nella parte relativa alle misure di prevenzione – dice Mattiello – già allarga la platea dei soggetti ai quali possono essere applicate le misure patrimoniali ( il sequestro e la confisca dei beni) anche a chi sia indiziato di uno reato contro la pubblica amministrazione. In particolare il peculato, la malversazione, la corruzione e la concussione. Attualmente agli indagati per questi reati è possibile sequestrare e poi confiscare i beni solo dopo aver accertato che siano corpo del reato, o comunque frutto del reato o del reimpiego dei beni profitto del reato. Per i mafiosi, invece, vige invece la regola del cosiddetto “doppio binario”: con la legge “La Torre” del 1982 si può aprire un parallelo ed autonomo procedimento di prevenzione, nel quale, a prescindere dai tempi e dall’esito del processo penale, si valuta la provenienza lecita dei beni dell’indiziato mafioso con l’introduzione dell’inversione dell’onere della prova. Appena emergono indizi di appartenenza alla mafia, se si evidenzia una sproporzione fra il reddito dichiarato e i beni di cui l’indiziato risulta disporre, direttamente o indirettamente, è possibile disporre il sequestro dei beni. Toccherà all’indiziato dimostrare la legittima provenienza dei beni, in mancanza della cui prova, questi verranno definitivamente confiscati dallo Stato.
Dottor Ingroia, perché le norme sul punto inserite nel Codice Antimafia non la soddisfano?
Mi pare che per un eccesso di giustizialismo, per così dire, si renda meno efficace lo strumento, inflazionando. Si spara nel mucchio.
Cosa in particolare non va bene?
Si mettono sullo stesso piano il corrotto ed il corruttore e si applica la norma a tutti i reati contro la pubblica amministrazione. Penso sia evidente che non è possibile equiparare il reato di concussione con la malversazione o l’abuso d’ufficio. C’è una chiara sproporzione. E poi manca il requisito dell’abitualità. Rimanendo cosi le cose, la magistratura avrebbe troppa discrezionalità.
E poi?
Non è corretto prevedere la confisca anche per il corruttore. Bisogna, invece, stimolarne la collaborazione, in modo che si recida il legame di omertà che questo genere di reato spesso comporta.
Va bene confiscare i beni e poi? Il caso “Saguto” ( l’ex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo accusata di favoritismi nella gestione dei beni, ndr) insegna.
Per evitare altri casi simili servono maggiori controlli e professionalità. E poi scindere in radice il binomio amministratore/ autorità giudiziaria, dando vita ad un istituto indipendente.
Sono state elevate le pene per i reati contro la pubblica amministrazione, ed è in discussione l’aumento dei termini della prescrizione: per la concussione sfiorerebbero i 20 anni. Per i “giustizialisti”, però, non basta. E’ cosi difficile celebrare un processo in tempi ragionevoli?
Le riforme di questi anni, invece di incidere sulle garanzie, hanno solo appesantito i tempi del dibattimento. Con la conseguenza che il processo è diventato interminabile.
Può dirci 3 soluzioni?
Riforma delle impugnazioni, incentivare i riti alternativi e...
Dica.
So che scontenterà i miei ex colleghi pm, ma è necessario un controllo stringente dei tempi delle indagini preliminari.