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«I provvedimenti giudiziari si rispettano, ma posso anche non condividerli. La stessa giudice conferma che Cutolo ha gravissime patologie soprattutto al livello polmonare, ma che ora è al sicuro perché nel frattempo il Dap ha fatto sapere dell’imminente arrivo degli operatori socio sanitari (Oss). Con tutto il rispetto del loro lavoro, ma non sono né infermieri né tantomeno dei medici». Così l’avvocato Gaetano Aufiero, il legale di Raffaele Cutolo, spiega a il Dubbio il suo pensiero sul provvedimento che però dovrà essere discusso al tribunale di sorveglianza. «Vede – continua a spiegare l’avvocato – del rigetto non ne rimango sorpreso visto che anche nel passato è accaduto e nonostante che a febbraio Cutolo ha rischiato di morire tanto di essere stato trasportato urgentemente in ospedale. È chiaro che sia a rischio di vita». Raffaele Cutolo è una persona ottantenne, afflitta da malattie e reclusa da 40 anni, delle quali 25 al 41 bis. La nuova camorra organizzata non esiste da decenni, tutti i suoi associati sono morti, ha una moglie e una figlia di 12 anni, ha un fratello di novant’anni e la sorella altrettanto anziana. È in pericolo di vita, ma visto che ci sono gli oss che posso accudirlo, potrà rimanere in carcere. «Tutti mi chiedono cosa ne penso di Salvini che all’epoca dette una notizia falsa (il rigetto, ndr) - spiega l’avvocato Aufiero -, ma io perché dovrei prendermela con lui e con le sue espressioni “marcire in carcere” quando illustri magistrati, presunti giuristi e il governo stesso hanno detto che un detenuto – se più o meno assistito – può benissimo morire in carcere? Mi sa dire che differenza c’è con la spiacevole espressione salviniana?».Cutolo potrebbe morire da un momento all’altro. «Ha una polmonite bilaterale confermata anche nel provvedimento – spiega l’avvocato -, ma evidentemente devo stare tranquillo perché se subisce un nuovo attacco respiratorio ci sono gli oss». L’avvocato ci tiene a precisare che – pur non condividendo il provvedimento – rispetta la giudice «a differenza di giornalisti come Marco Travaglio che hanno definito i magistrati “rei” di aver emesso la detenzione domiciliare, “magistrati di badanza”». Ma quello che l’avvocato ci tiene a dire è che in questi giorni è passata l’idea di morte. «Dicono che anche chi è malato, magari terminale, deve comunque rimanere in carcere. Io rifiuto con forza il fatto che vada a consolidarsi un’idea di morte del nostro sistema penitenziario», conclude l’avvocato Aufiero.