Non se ne può più. Come segnalato dal Segretario generale Gennarino De Fazio della Uilpa, si sono verificati altri due suicidi nel giro di 24 ore. Uno è avvenuto nel bagno della camera di sicurezza del Tribunale di Salerno, dove il detenuto era stato condotto per la convalida dell'arresto per maltrattamenti in famiglia. L'altro lunedì sera nel carcere di Biella. Dall'inizio dell'anno, si contano 64 suicidi tra i detenuti, ai quali vanno aggiunti i 7 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria che si sono tolti la vita. Un numero senza precedenti in sette mesi. A ciò si aggiunge il sovraffollamento che, unito al caldo torrido insostenibile nelle strutture prive d'aria, sta scatenando diverse rivolte. Di fronte a questa situazione, il governo e in particolare il ministro della Giustizia sembrano inerti, limitandosi a emanare un decreto carcere che non può essere nemmeno paragonato a un'aspirina.

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La detenzione domiciliare allargata come antidoto al sovraffollamento penitenziario

È recente il grido d'allarme lanciato dal Garante nazionale delle persone private della libertà che ha avuto l'onestà intellettuale di presentare i dati, evidenziando la gravità della situazione. Eppure, nella seduta di lunedì scorso, l'esecutivo ha posto la fiducia alla conversione, con modificazioni, del decreto carcere. L'unica soluzione che potrebbe arginare l'emergenza è la proposta di legge Giachetti / Nessuno Tocchi Caino, che promuove la liberazione anticipata speciale. Tuttavia, questa è stata affossata dalla maggioranza e dai 5 Stelle, in sintonia con una visione carcerocentrica della società. Il motto che li accomuna è “tutti dentro”, perfezionando il carcere. Antiche proposte fallimentari.

Il garante regionale del Lazio, Stefano Anastasìa, su Huffington Post, lancia un appello su più fronti per affrontare l'emergenza carceraria in Italia, in un momento di forte tensione segnato da proteste e suicidi. Si rivolge innanzitutto ai detenuti, esortandoli a non cedere alla disperazione e a evitare azioni violente che potrebbero solo peggiorare la loro condizione. Li invita invece a continuare a manifestare pacificamente il loro disagio. Il secondo appello è rivolto all'Amministrazione penitenziaria, sollecitata a gestire con umanità e intelligenza la sofferenza dei reclusi, garantendo quanto previsto dall'ordinamento: dalle comunicazioni con l'esterno all'apertura delle celle, dalle dotazioni di comfort minimo agli incontri con i familiari. Stefano Anastasìa suggerisce anche al capo del Dap di sospendere temporaneamente la circolare che limita l'uscita dalle celle.

Alla magistratura di sorveglianza, il garante chiede di accelerare l'esame delle istanze pendenti per benefici e misure alternative. Infine, esorta i parlamentari a visitare gli istituti penitenziari durante l'estate, per rendersi conto di persona della situazione e poterne discutere con cognizione di causa alla ripresa dei lavori. L'obiettivo di fondo è ripensare il sistema carcerario italiano, riservandolo solo ai reati più gravi e investendo su servizi esterni di reinserimento sociale per gli altri casi, in linea con l'articolo 27 della Costituzione.

Anastasìa sottolinea l'urgenza di interventi concreti, criticando l'apparente indifferenza del governo di fronte all'emergenza in corso. Il Coordinamento nazionale dei garanti territoriali, guidato da Samuele Ciambriello, si prepara a un importante incontro con il ministro della Giustizia Carlo Nordio, previsto oggi, mercoledì 7 agosto.

L'incontro, richiesto nelle scorse settimane, rappresenta un'opportunità cruciale per affrontare la crisi nel sistema carcerario italiano. In vista del colloquio, Ciambriello rivela che i garanti porteranno al tavolo un documento operativo ricco di proposte concrete, accompagnato da un quadro realistico della situazione attuale. L'intento è duplice: comprendere la strategia del ministro per affrontare l'emergenza e sondare quali direttive verranno impartite al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria per tutelare i diritti e la dignità dei detenuti.

Le proposte avanzate nascono dal contatto diretto con la realtà delle carceri e si pongono come antidoto all'apatia che sembra permeare politica e società civile. Tra i punti chiave figurano: la cronica carenza di personale, che va dagli agenti di polizia penitenziaria agli educatori, dai mediatori agli psicologi; l'anomala situazione di circa 10.000 detenuti che, pur scontando pene inferiori a un anno e senza reati ostativi, rimangono in carcere; l'estensione dei giorni di liberazione anticipata speciale; e l'introduzione di un sistema di “numero chiuso” negli istituti per contrastare il sovraffollamento. Ciambriello sottolinea anche la preoccupante situazione nelle carceri minorili, dove il sovraffollamento ha raggiunto livelli critici. I garanti si pongono come interpreti dei numeri e delle statistiche, con l'obiettivo di stimolare un'azione politica concreta e immediata per migliorare le condizioni nei penitenziari italiani.

Nel frattempo, i detenuti del carcere di Brescia annunciano una “battitura” per domani, giovedì 8 agosto. Si tratta di coloro che sono stati citati dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il suo discorso, in cui ha posto l'accento sulle insostenibili condizioni nelle carceri. Un'iniziativa che potrebbe coinvolgere altre strutture. L'associazione Yairaiha Ets fa sapere che tale protesta verrà replicata il 15 agosto, dalle 12: 00 alle 12: 30. L'azione, che vedrà i detenuti battere oggetti contro le sbarre delle celle, mira a denunciare le condizioni disumane e degradanti presenti nel sistema penitenziario del Paese.

Questa manifestazione coordinata, che coinvolgerà i reclusi di tutti gli istituti italiani, nasce dalla crescente preoccupazione per le condizioni di vita all'interno delle strutture e dalla necessità di attirare l'attenzione pubblica su questa problematica urgente. Yairaiha Ets ha già manifestato il suo pieno appoggio all'iniziativa, rispondendo alla richiesta di sostegno proveniente direttamente dai detenuti.

L'organizzazione sta ora lanciando un appello a tutte le realtà sensibili al tema, invitandole a unirsi e amplificare il messaggio della protesta. «È fondamentale che la voce dei detenuti e delle detenute raggiunga l'opinione pubblica e il governo con la giusta risonanza», afferma l'associazione in un comunicato. «Non possiamo permettere che queste istanze vengano sminuite o dimenticate». Yairaiha ETS invita altre organizzazioni e associazioni a esprimere il proprio supporto attraverso varie forme di solidarietà.