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Quello subito dalla famiglia Aleotti nell'ambito dell'inchiesta sulla fondazione Open è stato un sequestro «onnivoro e invasivo di una serie indifferenziata di dati personali», che non ha rispettato i criteri di pertinenza e proporzionalità. È quanto affermato dalla Corte di Cassazione nelle motivazioni dell'ordinanza con la quale ha annullato senza rinvio i sequestri di telefoni, computer e materiali informativi eseguiti a carico dei fratelli Alberto Giovanni, Lucia e Benedetta Aleotti e della madre Massimiliana Landini, vedova di Alberto Sergio Aleotti, presidente della multinazionale farmaceutica Menarini di Firenze.
Il sequestro, rilevano i giudici della Suprema Corte, è stato «strutturalmente asimmetrico rispetto alla notizia di reato per cui si procedeva, rispetto al fatto per cui si investigava, rispetto al ruolo che in detto fatto avrebbero avuto gli odierni ricorrenti, rispetto al suo oggetto; un sequestro che finisce per assumere, sul piano quantitativo e qualitativo, una non consentita funzione esplorativa, finalizzata alla eventuale acquisizione, diretta o indiretta, di altre notizie di reato». La famiglia Aleotti risulta fra i finanziatori della fondazione Open, da cui dipendeva anche lo svolgimento della kermesse politica di Renzi all'ex stazione Leopolda.
Nessun esponente della famiglia è indagato nell'inchiesta. Nel frattempo la procura di Firenze ha rigettato l'istanza presentata dai legali di Matteo Renzi in merito alla competenza territoriale dell'inchiesta sulla fondazione Open, in cui il leader di Italia Viva è uno degli indagati per finanziamento illecito ai partiti. La difesa Renzi collocava in una sede diversa da Firenze il «giudice competente» dell'inchiesta in corso, sulla base della provenienza dei primi finanziatori della fondazione (a partire dal 2014, anno in cui iniziano le contestazioni) che, secondo la procura, si sarebbe comportata da «articolazione di partito». Il primo versamento sarebbe quella della British American Tobacco, sede legale a Roma, o quello della Promidis di Pomezia, località che ricade sotto la giurisdizione del tribunale di Velletri.
Entrambe le donazioni sono nei bilanci delle società. In subordine, la competenza territoriale sarebbe stata da individuare in Roma quale sede del Pd, oppure a Pistoia dove è "nata", nel 2012, la fondazione Open.
Ma i pm fiorentini non hanno recepito questa tesi. A questo punto, gli avvocati di Renzi, Gian Domenico Caiazza e Federico Bagattini, potranno ricorrere alla procura generale presso la Cassazione.