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Via libera definitivo al decreto legge sul tribunale di Bari, che prevede la sospensione fino al 30 settembre 2018 dei termini e dei procedimenti penali pendenti ( sospensione che non opera per l’udienza di convalida dell’arresto o del fermo, per il giudizio direttissimo, per la convalida dei sequestri, in processi con imputati in custodia cautelare e in presenza di profili di urgenza valutati dal giudice nei processi con imputati sottoposti ad altra misura cautelare).
Il Senato lo ha approvato ieri, con 149 sì, 112 no e 4 astenuti ( favoreboli Lega e 5 Stelle; contrari Forza Italia, Leu, Pd e Fratelli d’Italia), ma in aula è scoppiata la bagarre, con cori e grida dai banchi dell’opposizione. Quando la presidente di turno, la grillina Paola Taverna, ha dichiarato l’esito positivo del voto, soprattutto dai banchi del Pd si è levato un coro di proteste, col motto “onestà, onestà”.
Il provvedimento ha trovato un fronte compatto nella maggioranza di governo: sul fronte grillino, il Guardasigilli, Alfonso Bonafede, ha espresso la sua gioia su Twitter, «Continueremo a lavorare per dare a Bari una sede sicura per gli uffici giudiziari. Grazie a questo decreto legge abbiamo smantellato la tendopoli». Tra i banchi del Parlamento, invece, il senatore leghista Roberto Marti nella dichiarazione di voto ha ringraziato il governo per «non aver voluto fare alcuna strumentalizzazione politica e di essere interve- nuto per risolvere una situazione problematica, mettendo una toppa a un provvedimento su una questione annosa, frutto di quindici anni di inefficienza da parte delle amministrazioni locali del Pd e del centrosinistra». All’attacco frontale alla sinistra, ha aggiunto che «mi sarei aspettato più sostegno da parte dell’aula per l’impegno di governo e maggioranza a dare dignità a chi, nel nome del popolo italiano, deve essere rispettato e tolto da una tendopoli». Di tutt’altro segno gli interventi delle opposizioni, che hanno da più fronti sostenuto l’incostituzionalità del contenuto del dl. «Follia è fatta», ha tuonato il deputato barese di Forza Italia, Francesco Paolo Sisto: «L’urgenza del provvedimento è inesistente, perchè la situazione che si è venuta a creare, ovvero l’inagibilità della sede del Palagiustizia, era ampiamente prevedibile; la sospensione della prescrizione è incostituzionale; la reale soluzione del problema è ancora alla “caro amico ti scrivo”» . Secondo Sisto, la scelta penalizza ulteriormente il Meridione: «Il Sud, tanto caro ai 5 Stelle, ne esce massacrato peggio di quanto avveniva con Renzi».
Altro fronte caldo, oltre al decreto legge, è anche l’individuazione della nuova sede provvisoria: ormai è deciso che il tribunale si trasferirà entro fine agosto ( data di sgombero fissata nella dichiarazione di inagibilità del Palagiustizia) nella ex sede di Modugno, ma si tratta di una soluzione «temporanea», come hanno assicurato i dirigenti e il capo di gabinetto di via Arenula ad un incontro con avvocati e magistrati baresi. La procura, invece, finirà in un immobile in via Brigata Regina, in corso di adeguamento, mentre il Riesame dovrebbe trovare posto nel palazzo che ospita la Corte d’Appello.
Non sono ancora fissate, invece, le tempistiche della procedura ad evidenza pubblica per l’individuazione della soluzione ponte, in attesa della realizzazione della cittadella giudiziaria. La gestione, però, ha trovato la netta opposizione del Pd, con la vice presidente del gruppo al Senato, Valeria Valente, che ha commentato come «La vicenda è l’ennesimo esempio del comportamento ambiguo e tartufesco della maggioranza di governo». Secondo Valente, infatti, «Bonafede ordina il trasferimento del Tribunale in una sede che viene affittata al triplo del pezzo di mercato. In un immobile, guarda un po’, acquistato da poco da una società “di amici degli amici”. Insomma fanno fare affari d’oro a privati sulla pelle dei cittadini e a discapito del sistema giudiziario. Questa è la nuova politica del Movimento 5 Stelle e della Lega. Doppia morale e doppia vergogna».