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«Viviamo in uno stato di diritto dove la responsabilità penale è personale. Mio figlio risponderà dei fatti che gli sono contestati, ma io sono stato sbattuto in prima pagina anche se non ho fatto nulla». Sono giorni difficili per il procuratore capo di Brescia Tommaso Buonanno. Chi lo ha incontrato parla di un uomo provato, schiacciato tra la professione di magistrato e il ruolo di padre. La mazzata è arrivata lunedì scorso, giorno in cui il Gip di Bergamo ha chiesto l’arresto di suo figlio Gianmarco, accusato di rapina a mano armata. E contro Tommaso Buonanno si è subito messa in moto la macchina della gogna che ha convinto il procuratore a prendere un periodo “riposo” perché, dice: «Voglio stare vicino a mio figlio»
Chi lo ha incontrato parla di un uomo provato, schiacciato tra la professione di magistrato e il suo ruolo di padre. Sono giorni molto difficili per il procuratore capo di Brescia Tommaso Buonanno. La mazzata è arrivata lunedì scorso, giorno in cui il Gip di Bergamo ha chiesto l’arresto di suo figlio Gianmarco, accusato niente meno che di rapina a mano armata. Il figlio del procuratore avrebbe infatti assaltato un supermercato Conad armato di mitra. Valore del colpo: 12mila euro. Ma le videocamere avrebbero fotografato la targa della sua auto, peraltro intestata al padre. Di lì al momento dell’arresto sono passate poche ore. E poco dopo il procuratore ha fatto sapere di voler lasciare il suo lavoro per un lungo periodo. «Mi metto in ferie per stare vicino a mio figlio» avrebbe confessato.
E poi lo sfogo, raccolto dal Corriere di Brescia: «Sono stato sbattuto in prima pagina, anche se non ho fatto nulla». E in effetti la stampa di mezza italia si è sbizzarrita: “Figlio del procuratore con problemi di droga rapinava con il mitra”, era il titolo che campeggiava sui Tutti molto attenti a mettere in relazione la professione del padre e quella decisamente “meno nobile”, ma ancora tutta da provare, del figlio.
«Un trattamento che ha penalizzato anche mio figlio - ha continuato il procuratore - si è parlato solo di lui. Un trattamento che rischia di metterlo anche in condizioni di pericolo in carcere, lì non ci sono persone per bene, quando sapranno che è figlio di un magistrato potrebbe anche correre dei pericoli. Anche l’uso di un’auto intestata a me da parte di mio figlio è stato enfatizzato: si tratta di una vettura che mio figlio usa da una vita, abbiamo discusso più volte perché è talmente vecchia che volevo la rottamasse».
«Fino a prova contraria - dice il procuratore - viviamo in uno stato di diritto dove la responsabilità penale è persogiornali. nale. Mio figlio risponderà personalmente dei fatti che gli sono contestati, io posso continuare a guardare gli altri in faccia senza dovermi vergognare. Da 41 anni faccio il magistrato con dignità e anche con qualche risultato, come è stato dimostrato più volte. Posso continuare a fare il mio lavoro, come ho fatto finora. Gli sbagli di mio figlio sono una cosa, il mio lavoro è un’altra: lui ha sbagliato a Bergamo, io sono il procuratore a Brescia. Non c’è nessun profilo di incompatibilità, le indagini sono della procura di Bergamo».
«In procura precisa Buonanno - non c’è alcuna situazione di tensione. Ma a questo punto preferisco prendere un periodo di pausa per stare con la mia famiglia». Buonanno aveva già passato qualche guaio anche con l’altro figlio, Francesco, quattro anni più giovane di Gianmarco, che un anno fa era finito in un’inchiesta sullo spaccio di droga nel mondo degli ultras dell’Atalanta. Ma in Italia c’è lo stato di diritto e la responsabilità penale è sempre personale, come ripete in questi giorni il procuratore Buonanno.