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«Purtroppo quanto affermato dal presidente delle Camere penali, il collega Gian Domenico Caiazza è la triste realtà: è praticamente impossibile avere il dato relativo alle percentuali di accoglimento delle richieste dei pm di applicazione delle varie misure cautelari da parte dei gip». Ad affermarlo è l’avvocato Andrea Cavaliere, past president della Camera penale di Brescia e co-responsabile dell’Osservatorio Acquisizione Dati Giudiziari di Ucpi, che la scorsa settimana ha affrontato il tema della "cultura del dato” nel corso di una tavola rotonda alla presenza anche dei vertici degli uffici giudiziari della città lombarda. Durante l’incontro sono stati resi noti i risultati di una ricerca condotta, come è stato sottolineato, in modo empirico e senza alcuna pretesa di scientificità da parte dei penalisti e finalizzata ad avere una indicazione di massima della situazione relativa al numero di richieste di misura cautelare avanzate e poi accolte a Brescia nel corso del 2021. La ricerca ha evidenziato quello che tutti sospettavano: l’alta percentuale di ordinanze di accoglimento dei gip rispetto alle richieste dei pm, pari quasi al novanta per cento. «Questo dato deve essere valutato con estrema attenzione - puntualizza però Cavaliere - perché i sistemi informatici, al momento, non consentono di distinguere le ordinanze di convalida degli arresti in flagranza dalle ordinanze che decidono su richieste di applicazione di misura cautelare». In altri termini, prosegue il penalista bresciano, «il dato non è sufficientemente attendibile per essere oggetto di una seria discussione e, tra l’altro, può essere interpretato in modi diametralmente opposti: da un lato l’avvocatura potrebbe evidenziare un pericoloso “appiattimento” del gip sulle posizioni del pm, ma dall’altro la stessa Procura potrebbe replicare - forse senza troppa convinzione - che l’alta percentuale di accoglimenti è la prova della serietà del lavoro dei pm e del fatto che le richieste di applicazione delle misure cautelari vengono avanzate solo quando sono effettivamente necessarie». Circa la disponibilità di informazioni, invece, il «caso Brescia» è la classica eccezione che conferma la regola esposta nell'intervento del presidente dell’Upi Caiazza. «A Brescia – puntualizza Cavaliere - solo in virtù di una disponibilità particolare del procuratore della Repubblica, del coordinatore dell’Ufficio gip nonché del presidente del Tribunale e soprattutto del presidente della Corte d’appello Claudio Castelli, questi dati sono stati resi ostensibili a noi avvocati: nella maggior parte degli altri Uffici giudiziari italiani ciò non avviene. Come mai?». La difficoltà di accedere a queste informazioni era stata stigmatizza dei penalisti, che tramite il loro Osservatorio stanno cercando in tutti i modi da anni di conoscere quante volte vengono accolte dal gip le misure cautelari e i sequestri richiesti dal pm. Ad oggi, infatti, il dato non è disponibile né al ministero della Giustizia né al Consiglio superiore della magistratura, in quanto non oggetto di apposito censimento. Tale circostanza non può non riportare l’attenzione di tutti gli operatori del diritto sull’annoso e mai risolto problema di ottenere questo genere di informazioni statistiche dai sistemi informatici delle Procure. Spesso, come da più parti evidenziato, anche per un evidente atteggiamento di chiusura degli uffici giudiziari ad aderire a richieste di accesso presentate da soggetti esterni. «Il mio augurio - aggiunge Cavaliere - è che tale situazione sia destinata finalmente a migliorare alla luce delle importanti affermazioni che la ministra della Giustizia Marta Cartabia ha esposto al Parlamento in occasione della sua relazione annuale lo scorso gennaio, parlando dell’importanza di sviluppare proprio la cultura del dato. Credo sia importante potere accedere direttamente alle stime di tutti i servizi connessi all’amministrazione della giustizia, anche a quelli raccolti dai vari uffici giudiziari», conclude quindi il presidente della Camera penale di Brescia, ricordando comunque che «la fruibilità dei dati dovrà sempre avvenire nel pieno rispetto, ovviamente, delle esigenze della riservatezza delle indagini e della tutela delle norme sulla privacy».