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Una riforma «profonda, organica e complessiva del sistema giudiziario». È questa la richiesta avanzata dall’Unione Nazionale delle Camere Civili al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, in merito al piano straordinario per la giustizia, più volte richiesto dal presidente Antonio De Notaristefani «con l’obiettivo di rendere il sistema giudiziario più conforme alle esigenze di cittadini e imprese». Un piano che prevede interventi sugli aspetti organizzativi ed ordinamentali, sul processo e di incentivo/ disincentivo sui compensi, con un filo conduttore: rendere la Giustizia accessibile a tutti. Per farlo, come ha più volte sottolineato il presidente dell’Uncc, non è possibile pensare ad una riforma a costo zero. Ed è per questo che, data la presenza dei fondi europei, è necessario pensare ad un piano radical.
Una riforma profonda del sistema giudiziario, dunque, resa anche più necessaria dall’attuale scenario, profondamente condizionato dalle conseguenze della pandemia, che ha dimotrato tutte le criticità del sistema giustizia. Il che non rappresenta solo una via per uscire dalla crisi, ma anche per rispondere alle richieste dell’Unione europea, che ha subordinato l’erogazione del Recovery Fund a un piano di riforme che rendano più efficiente il Paese, a partire dalla riforma della Giustizia. Un aspetto non secondario, dato che proprio i ritardi in campo giudiziario, secondo l’Europa, rappresentano uno dei principali freni all’economia italiana. Il punto di partenza, in fatto di arretrato, è drammatico: al 2019 erano 3.312.263 in totale le cause pendenti, delle quali 2.018.193 in Tribunale, 251.732 in appello, 113.862 in Cassazione e 834.988 davanti ai Giudici di pace. Da qui l’esigenza di un piano straordinario, che «non dovrà essere l’ennesima riforma a costo zero - precisa l’Unione delle Camere civili -: proprio grazie all’aiuto dell’Europa, infatti, l’Italia avrà a disposizione risorse adeguate da investire senza remore nel sistema- giustizia. Si tratta di un’occasione unica, che il Paese non può permettersi di sprecare».
L’Uncc, tra le proprie proposte, propone di rendere finalmente operativo l’Ufficio del processo, una struttura di staff qualificato in grado di affiancare il giudice nella sua attività. Un’idea dell’ex Guardasigilli Andrea Orlando, naufragata, soprattutto, a causa della carenza di personale, mezzi e tirocinanti. Un modo per ripristinarlo, dunque, potrebbe essere quello di prevedere un reclutamento straordinario di tirocinanti retribuiti, magari anche sfruttando le risorse europee, premiando i giudici che riusciranno a incrementare il numero di sentenze depositate, «eventualmente anche in termini di progressione di carriera o di valutazioni quadriennali» Ma non solo. La richiesta di De Notaristefani passa anche dall’istituzione di Sezioni stralcio presso gli Uffici giudiziari più oberati, proprio con lo scopo di recuperare sull’arretrato, prevedendo che esse «decidano in composizione collegiale, siano presiedute da un magistrato in pensione o da un avvocato cassazionista, si occupino di materie specifiche, individuate per blocchi, con esclusione delle cause già istruite o pronte per la decisione». I suggerimenti “integrativi” avanzati dall’Unione delle Camere civili sono diversi: dall’incentivazione del procedimento sommario, alla previsione della decisione immediata delle cause mature per la decisione, rendere effettivamente obbligatoria la decisione immediata di tutte quelle cause che non richiedono alcuna attività istruttoria, passando per l’introduzione di meccanismi idonei a consentire la concentrazione del contenzioso “seriale”. E, infine, un intervento sui compensi, «imponendo il rispetto dei parametri per i committenti seriali, al fine di impedire che ingolfino i ruoli dei Tribunali grazie ai costi irrisori, e valorizzare le fasi introduttive del giudizio rispetto a quella della decisione, per agevolare una rapida definizione» .
Ma soprattutto la Giustizia deve essere accessibile a tutti: il primo intervento dovrà dunque essere «la soppressione del raddoppio del contributo unificato per la ipotesi di rigetto della impugnazione: impugnare le sentenze non deve essere un privilegio per ricchi, che possono permettersi il lusso di correre un rischio del genere».