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Il ministero dell’Economia ha scelto la via del «bando» per individuare professionisti in grado di fornire «consulenze» su tematiche complesse. Eppure, sostiene Via XX Settembre, non per questo l’amministrazione doveva sentirsi vincolata a prevedere un compenso per i vincitori di quel bando. È questo il senso della prima risposta arrivata dal Mef dopo che i Consigli nazionali di avvocati, commercialisti e notai hanno chiesto al titolare del dicastero Giovanni Tria di annullare «l’avviso pubblico a titolo gratuito». Una replica che non sembra affatto chiarire i molti dubbi sollevati dall’iniziativa del ministero e che provoca l’immediata reazione del deputato azzurro Andrea Mandelli, secondo il quale si tratta di «toppa peggiore del buco».
Il Mef sostiene che «la parola ' consulenza gratuita' - pur se richiamata nel bando - non è da intendersi come rapporto di lavoro o fornitura di un servizio professionale: l’invito è rivolto a personalità affermate, principalmente provenienti dal mondo accademico che desiderino offrire la propria esperienza in termini di idee e soluzioni tecniche in materie molto complesse». Una procedura che, per il ministero, garantisce al Paese «un doveroso confronto con esperti di alti profilo prima di elaborare norme». Ma poi via XX Settembre aggiunge che «esula da questi rapporti il tema dell’equo compenso» in quanto questo «si riferisce a rapporti professionali nel settore privato». Ed è qui uno degli aspetti più controversi della posizione del ministero, visto che la legge sull’equo compenso impone invece che anche lo Stato ne rispetti «il principio». Immediata la risposta del deputato di Fi Andrea Mandelli, uno dei due parlamentari - l’altra è la dem Maria Elena Boschi che aveva depositato un’interrogazione a Tria subito dopo l’invio della lettera al ministro da parte di Cnf, Commercialisti e Notariato.
«La nota del Mef che, in maniera imbarazzata e imbarazzante, cerca di giustificare la richiesta di prestazioni gratuite ai professionisti è una toppa peggiore del buco», secondo Mandelli. «L’obiettivo, stando alla nota, era la ricerca di personalità capaci di ‘ offrire la propria esperienza in termini di idee e soluzioni tecniche in materie molto complesse’. Ma questa», dice il responsabile di Fi per i Rapporti con le professioni, «si chiama appunto prestazione professionale e, come tale, va remunerata. Lo stesso Consiglio di Stato, da ultimo con la sentenza 4780 del 2018 sul ricorso di un architetto contro il Comune di Bari, ha ribadito che il compenso professionale non deve essere palesemente irrisorio e lesivo della dignità: ci si aspetta che il Mef segua tali indicazioni».
E. N.