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Per Fanfani, invece, “pur non essendoci nessun obbligo per la prima commissione di trasmettere il ver- bale di Musti alla Procura di Roma, si è ritenuto utile far conoscere quelle carte ai pubblici ministeri che indagano sull’ipotesi di scorrettezze da parte degli ufficiali delle Forze dell’ordine che si sono occupati di Consip”. Il rifermento è ai comportamenti tenuti dall’allora capitano Giampaolo Scafarto, dal suo ex capo, il colonnello Sergio De Caprio, alias capitano Ultimo, e in generale da coloro che avevano curato le indagini su delega del pm napoletano Henry John Woodcock. I due ufficiali del Noe erano sembrati al procuratore Musti “spregiudicati ed in preda ad un delirio di onnipotenza”. Il fatto che a questo verbale fosse stato tolto il segreto non autorizzava, però, la sua pubblicazione. Da qui, dunque, l’indagine per rivelazione di segreto d’ufficio da parte dei magistrati della Capitale.
Sul punto è intervenuto il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, sottolineando che “ha fatto bene la Procura di Roma ad avviare un’indagine” e che “da parte del Csm ci sarà massima collaborazione anche se non mi sento però di censurare la desecretazione”. E sulla vicenda Cpl- Concordia/ Consip ha rivolto un invito: “Tutte le istituzioni e noi in particolare abbiamo il dovere di contribuire a fare chiarezza, nel pieno rispetto dei ruoli di ciascuno. Insieme all’accertamento dei fenomeni corruttivi, che deve andare avanti, è necessario scrivere una pagina di verità su vicende che stanno turbando l’opinione pubblica e che rischiano di indebolire la fiducia nella magistratura e nella polizia giudiziaria”.
Di diverso avviso il consigliere di Magistratura democratica Piergiorgio Morosini secondo cui l’effetto della pubblicazione del verbale Musti è che “non si parla più dell’inchiesta Consip che è tuttora in corso e che si occupa del saccheggio di beni dei cittadini. Durante il fine settimana si sono susseguite dichiarazioni di importanti esponenti politici tendenti a sminuire l’indagine Consip”, ha aggiunto, invitando i colleghi a “non fornire ausilio a chi vuole ostacolare l’attività della magistratura”. La scelta della desecretazione, per Morosini, impone una riflessione in quanto “favorisce testate che vengono avvantaggiate dalla conoscenza degli atti”, e questo fatto ha un “carattere destabilizzante” perché espone a “campagne di stampa magistrati impegnati in inchieste importanti”.
Per il consigliere Pierantonio Zanettin ( indicato da FI), che in questi mesi si è lungamente battuto affinché il Csm si interessasse delle indagini Cpl- Concordia e Consip, la desecretazione non è un fatto negativo in quanto in vicende molto delicate, sotto il profilo politico, “l’opinione pubblica ha diritto alla trasparenza, anche se ad essere coinvolti risultano dei magistrati”. Dovrebbe, però, esserci un criterio di valutazione uniforme, visto che “nel corso dell’esame della pratica, segretissima, che si riferiva al procuratore di Arezzo Roberto Rossi a proposito dell’indagine su Banca Etruria, sono stato esposto a critiche per le mie esternazioni con gli organi di stampa. C’è il rischio di un diverso grado di segretezza che non farebbe onore all’organo di autogoverno”, ha concluso Zanettin.