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«È necessario che l’attività dei tribunali riparta quanto prima, perché i diritti dei veneziani sono ostaggio degli strascichi del coronavirus. La giustizia è in ginocchio, l’attività degli avvocati non è ancora ripartita e questo si ripercuote sul sistema giustizia in toto». Queste le parole di Giuseppe Sacco, presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Venezia (Coa) in merito all’attuale situazione del mondo dell’avvocatura. I legali veneziani, al pari dei colleghi nazionali, «soffrono le lungaggini nella effettiva ripartenza della attività nei tribunali, con le naturali ripercussioni sia sui diritti delle persone, ma anche sull’economia locale, dato che a risentirne sono pure le imprese». «Il covid-19 ha di fatto messo in stand-by i tribunali, rendendo difficoltosa la celebrazione delle udienze, anche perché il personale in smart-working non è in grado di operare nella pienezza delle proprie funzioni. Per primi in Italia ci eravamo attrezzati per svolgere udienze online, cercando di favorire il distanziamento sociale, ma anche questa strada è risultata di difficile percorribilità», continua Sacco. Dal 7 marzo il mondo si è fermato, ma mentre si sta cercando di tornare alla normalità, così non è per l’avvocatura e per la Giustizia. A Venezia, come nel resto del Belpaese, c’è forte preoccupazione per le scelte del Governo, che sta rischiando di far propendere l’ago della bilancia verso i rinvii delle cause. Già le lungaggini burocratiche rendono tortuosi i percorsi giudiziari, aggiungendo ulteriori rinvii il rischio concreto è che il sistema possa giungere al collasso: «Bisogna far sì che i diritti siano rispettati e che gli avvocati siano messi in grado di esercitare la loro professione quanto prima, non si può rischiare di ingolfare ulteriormente il sistema-giustizia», prosegue nell’analisi il presidente del Coa. Per questo, gli avvocati veneziani si schierano al fianco dei colleghi di tutta Italia, «chiedendo con forza che: le attività giudiziarie riprendano in modo uniforme in tutto il territorio nazionale anche con sistemi già sperimentati per arginare l’emergenza; giungano adeguate risorse per la giustizia e per garantire la messa in sicurezza degli edifici giudiziari; creare infrastrutture informatiche degne di consentire l’operatività del sistema anche da remoto; aumento del fondo di dotazione del patrocinio a spese dello Stato per la difesa degli strati deboli della società», sottolineano.