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«Sono diversi anni ormai che la sezione gip del Tribunale di Palermo versa in condizioni di grave scopertura», dichiara al Dubbio la dottoressa Giovanna Nozzetti, presidente dell’Associazione nazionale magistrati del capoluogo siciliano. «Purtroppo la situazione adesso non è più gestibile ed è necessario un intervento urgente da parte del Consiglio superiore della magistratura per ripristinare la piena funzionalità dell’ufficio», aggiunge poi Nozzetti.
Che la situazione sia fuori controllo è stato lo stesso capo dei gip palermitani, Cesare Vincenti, ad attestarlo. Con una circolare diramata questa settimana ai giudici del suo ufficio, Vincenti ha invitato i colleghi a dare priorità agli “atti urgenti” e a rinviare per quanto possibile tutti gli altri.
«Prioritaria - si legge nella nota la trattazione dei procedimenti con imputati sottoposti a misure cautelari o per reati di competenza della Direzione antimafia o commessi contro la Pubblica amministrazione». Prioritari i procedimenti che riguardano reati «che hanno prodotto grave danno alle persone offese», come pure «le proroghe delle indagini e le autorizzazioni ad effettuare intercettazioni». I sequestri, le archiviazioni, i decreti penali, le liquidazioni o anche le richieste di misure cautelari per i reati ritenuti di minore allarme sociale, come truffe e furti, in coda dopo le urgenze.
La dotazione organica della sezione gip ha dunque determinato una “discrezionalità” negli affari penali che hanno seguito rispetto a quelli che subiscono uno stop forzato.
Nella pianta organica dovrebbero essere ventotto i giudici. I magistrati effettivamente in servizio sono invece diciassette. Con i trasferimenti in corso, non coperti da nuovi arrivi, stanno per scendere a breve a quindici. Ma come è possibile che un ufficio importante come questo versi da anni in condizioni di grave sotto organico? Considerando poi che da sempre la funzione del gip è fra le più ambite nel penale? Una funzione prestigiosa che consente, essendo monocratica, anche una significativa autonomia organizzativa.
La risposta la fornisce sempre Nozzetti: «Quello che sta accadendo all’ufficio gip del Tribunale di Palermo è il classico cane che si morde la coda. Quando si crea una grave scopertura questa determina una sorta di timore nei magistrati: anche se il posto è importante nessuno ha voglia di andarci considerando che i carichi di lavoro non saranno gestibili. Anzi, si crea un effetto opposto: chi è nelle condizioni di andar via, appena può fa domanda».
Tutto ciò a fronte di una Procura, retta da Francesco Lo Voi, che ha oltre sessanta pm che generano una gran mole di procedimenti. Le criticità della sezione gip hanno causato negli ultimi tempi proteste e lamentele proprio da parte dell’ufficio inquirente. Dalla sezione gip di Palermo viene l’ex consigliere del Csm Piergiorgio Morosini. Fu lui a disporre il rinvio a giudizio del processo Stato- mafia. «La prossima settimana abbiamo già in programma un incontro con il presidente Vincenti e con i giudici dell’ufficio per capire cosa sia possibile fare. Sono state fatte delle applicazioni, anche con giudici provenienti dal civile. Però non è stato sufficiente. Sarà necessario procedere con applicazioni extra distretto», conclude Nozzetti. Prima di alzare definitivamente bandiera bianca.