Sui
79 casi di suicidio registrati dall’inizio dell’anno 2022 in carcere (il tasso più alto di suicidi degli ultimi 10 anni), 33 riguardano persone riconosciute con fragilità personali o sociali. Non solo. Ben 49 persone, pari al 62 % del totale, si sono suicidate nei primi sei mesi di detenzione; di queste, 21 nei primi tre mesi dall’ingresso in Istituto e 15 entro i primi 10 giorni, 9 delle quali addirittura entro le prime 24 ore dall’ingresso. Ciò significa che circa un suicidio su cinque si verifica nei primi dieci giorni dall’ingresso nel carcere.
Dei 79 casi di suicidio registrati 33 riguardano persone riconosciute con fragilità personali o sociali
Questo e altro ancora è emerso dalla conduzione di
uno studio – tuttora in corso - del Garante Nazionale delle persone private della libertà. La prima parte dello studio, sull’anno in corso, prende in esame una serie di variabili: alcune relative alla persona, come l’età, il genere, la nazionalità, la tipologia di reato ascritto, la durata della permanenza nell’Istituto in cui si è verificato il suicidio, la posizione giuridica, la data del fine pena, eventuali condizioni di particolare vulnerabilità. Si pensi che dei 79 casi di suicidio registrati 33 riguardano persone riconosciute con fragilità personali o sociali (senza fissa dimora, persone con disagio psichico, ecc.). In undici mesi, da gennaio a novembre del 2022, si sono tolte la vita
79 persone, di cui 74 erano uomini e 5 donne. Se si prende in considerazione non solo lo stesso numero di mesi ma tutti i dodici mesi per ogni anno, si tratta del più alto di suicidi mai registrato negli ultimi dieci anni. Tale dato – rende noto il Garante - risulta ancora più allarmante se lo si rapporta al totale della popolazione detenuta nei diversi anni: infatti,
nel 2022 si registra una popolazione detenuta media visibilmente inferiore a quella del 2012 – ben 11.687 persone detenute in meno – ma con 23 suicidi in più rispetto a quelli verificatisi in quell’anno.
Condizioni di vita detentiva, durata della pena ancora da scontare o carcerazione preventiva spesso non sembrano risultare determinanti
Negli ultimi dieci anni, negli Istituti penitenziari nazionali, si sono verificati 583 suicidi, di persone di età compresa tra i 18 anni e gli 83 anni, quasi la metà delle persone era in attesa di una sentenza definitiva (tasso simile alle persone che si sono suicidate nel 2022). Per quanto riguarda specificamente i suicidi avvenuti nel 2022, a dispetto di quanto ci si potrebbe aspettare, il Garante nazionale osserva che condizioni della vita detentiva o la durata della pena ancora da scontare o della carcerazione preventiva spesso non sembrano risultare determinanti nella scelta di una persona detenuta di togliersi la vita.
Lo stigma per essere entrati in carcere elemento cruciale per chi decide di suicidarsi
Troppo breve è stata in molti casi la permanenza all’interno del carcere, troppo frequenti sono anche i casi di persone che presto sarebbero uscite. In questi casi sembra piuttosto che
lo stigma percepito dell’essere approdati in carcere costituisca l’elemento cruciale che spinga al gesto estremo. Infatti circa
un suicidio su cinque si verifica nei primi dieci giorni dall’ingresso nel carcere. Inoltre, fra le 79 persone suicidatesi 5 avrebbero completato la pena entro l’anno in corso 39 avevano una pena residua inferiore a 3 anni; solo 4 avevano una pena residua superiore ai 3 anni e una soltanto aveva una pena residua superiore ai 10 anni.
Il picco dei suicidi in carcere ad agosto: 17 casi
Un picco si è registrato nel mese di agosto, quando in carcere gran parte delle attività si fermano, con ben 17 casi. «Tale quadro complessivo non può non preoccupare e interrogare una Autorità di garanzia che ha il compito di vigilare sul rispetto dei diritti delle persone private della libertà, a cominciare dal diritto alla vita e alla dignità, pur con la consapevolezza che la decisione di porre fine alla propria vita si fonda su un insieme di cause e di ragioni intimamente personali», chiosa il Garante nazionale.
Nel primo studio appena pubblicato, il Garante denuncia che il mondo del carcere sta vivendo un momento di particolare complessità e criticità.
Nel 2022 sono morte in carcere 194 persone
Nel 2022, in undici mesi, negli Istituti penitenziari sono decedute 194 persone: 82 per cause naturali, 79 per suicidio, 30 per cause da accertare e 3 per cause accidentali. Va ricordato che la
popolazione detentiva complessiva alla data del 30 novembre è di 56.524 persone, di cui 2.389 donne. Queste ultime – ci tiene a ricordare il Garante – rappresentano mediamente il 4% della popolazione detenuta.
Delle persone che si sono suicidate 49 erano italiane e 33 straniere
Riguardo alla nazionalità, 46 erano italiane e 33 straniere (18 delle quali senza fissa dimora), provenienti da 16 diversi Paesi: Albania (5), Tunisia (5), Marocco (5), Algeria (2), Repubblica Dominicana (2), Romania (2), Nigeria (2), Brasile (1), Nuova Guinea (1), Pakistan (1), Cina (1), Croazia (1), Eritrea (1), Gambia (1), Georgia (1), Ghana (1), Siria (1). Le fasce d’età più presenti sono quelle tra i 26 e i 39 anni (33 persone) e tra i 40 e i 54 anni (28 persone); le restanti si distribuiscono nelle classi 18-25 anni (9 persone), 55-69 anni (6 persone) e ultrasettantenni (3 persone). Si rileva che
12 persone appartengono alle fasce d’età dei più giovani e dei più anziani e che l’età media delle 79 persone che si sono suicidate, è di 40 anni.
Analizzando i dati relativi agli eventi critici, lo studio del Garante ha rilevato la presenza di eventuali fattori indicativi di fragilità o vulnerabilità. La lettura ha fatto emergere che 65 persone (pari all’82,28%) erano coinvolte in altri eventi critici, mentre altre 26 (ossia il 33%) avevano precedentemente messo in atto almeno un tentativo di suicidio (in 7 casi addirittura più di un tentativo). Inoltre, 23 persone (ossia per il 29% dei casi) erano state sottoposte alla misura della “grande sorveglianza”2 e di queste 19 lo erano anche al momento del suicidio. Va osservato poi che
18 persone tra quelle che si sono tolte la vita risultavano senza fissa dimora e, come già anticipato sopra, erano tutte di nazionalità straniera. A proposito di quest’ultimo dato, si evidenzia che il numero delle persone senza fissa dimora che si sono tolte la vita risulta in netto aumento rispetto agli anni precedenti.
Dal 2017 al 2017 c'è stato un graduale aumento della popolazione penitenziaria e di suicidi in carcere
Dal 2012 al 2016 il numero dei suicidi decresce contestualmente alla diminuzione della popolazione media detenuta, mentre dal 2017 si assiste a un graduale aumento della popolazione media e del numero dei suicidi fino al 2019, per arrivare al 2022 in cui si registra una popolazione detenuta media visibilmente inferiore a quella del 2012 – ben 11.687 persone detenute in meno – ma con 23 suicidi in più rispetto a quelli verificatisi in quell’anno.
L’evidente decremento della popolazione avvenuto nell’anno 2020 è attribuibile alle misure alternative al carcere introdotte e potenziate a causa della situazione emergenziale conseguente alla pandemia di Covid19.
Per il garante occorrerebbero interventi di prevenzione suicidaria
Emerge, quindi, che il sovraffollamento, nonostante quanto spesso sostenuto, non sembra essere la causa principale degli eventi suicidari. Lo studio del Garante sottolinea che è invece
l’importanza dell’effettiva presenza di un regime “aperto” e un’efficiente elaborazione dei programmi operativi di prevenzione del rischio autolesivo e suicidario all’interno degli istituti detentivi. Interventi di prevenzione suicidaria che dovrebbero essere estesi, di fatto, a tutte le tipologie di persone detenute: non solo a chi entra per la prima volta in carcere, ma anche alle persone sottoposte a trasferimenti e a quelle prossime al fine pena.