«Un intervento coordinato e urgente nell'Istituto di Poggioreale è una delle priorità che l'Amministrazione penitenziaria deve darsi», questo è l’allarme lanciato dal Garante nazionale delle persone private della libertà che ha pubblicato il rapporto riguardante le criticità dell’istituto penitenziario campano. Sono passati cinque anni dalla segnalazione di gravi problemi che riguardano il carcere campano di
Poggioreale da parte del garante nazionale delle persone private della libertà. Ma
sono tutto irrisolti come ha potuto constatare l’11 aprile scorso la delegazione composta dal Presidente Mauro Palma e da Daniela de Robert del Collegio del Garante.
Inaccettabili condizioni logistiche per gli operatori di polizia penitenziaria
«Sono molte le criticità che da troppo tempo caratterizzano quest’Istituto, a cominciare dalla presenza di un numero elevato di persone con sentenza definitiva che non dovrebbero essere ristrette in un circondariale, fino alle inaccettabili condizioni logistiche in cui devono lavorare gli operatori di polizia penitenziaria», osserva il Garante. Segnala, inoltre, che
i lavori di ristrutturazione le cui gare sono concluse non sono iniziati e restano fermi quelli interrotti da dieci anni nel reparto Genova. Il Garante nazionale ha preso atto con sconcerto di nuove indicazioni da parte del Provveditorato alle opere pubbliche, formulate dopo un anno di silenzio, che rischiano di determinare ulteriore rinvio dei lavori. Il Garante nazionale, ovviamente, non interviene sui rilievi tecnici evidenziati, ma chiede fermamente che tutte le Amministrazioni coinvolte trovino la modalità per far sì che alle persone che in quell'Istituto sono ospitate o operano siano garantite quelle condizioni minime di lavoro o di detenzione riconosciute dagli standard internazionali.
Su una capienza di 1571 posti, effettiva di 1501, ospita 2223 detenuti
Si apprende nel rapporto appena pubblicato dal Garante che l’istituto di Poggioreale si conferma il carcere con il maggior numero di detenuti presenti in Italia e con un pesante sovraffollamento. Nel giorno della visita, l’Istituto –
a fronte di una capienza regolamentare di 1571 posti e di una capienza effettiva di 1501 – ospitava 2223 detenuti. Le persone ristrette con una posizione giuridica non definitiva erano in tutto 917, di cui 533 in attesa di primo giudizio; le restanti 1215 erano con sentenza definitiva. Una situazione, questa, che il Garante aveva già rilevato nei precedenti Rapporti come estremamente critica: pur trattandosi di una Casa circondariale destinata, quindi, alle persone in attesa di giudizio o condannate a pene inferiori ai cinque anni (o con un residuo di pena inferiore ai cinque anni), più della metà delle persone ristrette sono definitive. Ciò a fronte di un unico reparto di reclusione con 72 posti e 87 persone ivi detenute.
Soggetti appartenenti a criminalità di maggiore spessore sono un rischio
Nei suoi Rapporti, il Garante nazionale aveva anche rilevato il rischio che «la presenza nello stesso Istituto di soggetti appartenenti a criminalità di maggiore spessore riferibile agli stessi territori espone non soltanto le persone più deboli al rischio di continua reiterazione di reati, ma anche a forme di soggezione durante il periodo di detenzione. Il rischio di acquiescenza in tale contesto di taluni operatori deve essere tenuto sotto costante monitoraggio, con un’attenzione ben superiore a quella riscontrata da parte dei responsabili dell’Istituto». Per tale motivo
il Garante ha raccomandato che l’Istituto torni, gradualmente ma sistematicamente, alla sua vocazione originaria di Casa circondariale, riducendo la presenza di persone in esecuzione di pena o con posizione giuridica mista con definitivo, con una particolare urgenza per quanto riguarda coloro che sono in esecuzione di lunghe pene. L’Amministrazione, nella sua risposta, si era limitata a confermare l’esistenza del problema e le difficoltà a pervenire a una sua soluzione. A distanza ormai di cinque dalla segnalazione e dalla Raccomandazione dell’Autorità di garanzia, il Garante nazionale stigmatizza il perdurare della criticità e la mancata individuazione di una strategia di uscita dal problema da parte dell’Amministrazione penitenziaria centrale e periferica.
L’ufficio matricola doveva essere spostato dal seminterrato già nel 2018
Nel rapporto, il Garante osserva che questo elemento, unito alla presenza di una molteplicità di circuiti e alla carenza di spazi per le attività comuni fa del carcere di Poggioreale un Istituto in cui la gestione della vita quotidiana in una prospettiva costituzionalmente orientata appare molto difficile. Inoltre, il Garante nazionale evidenzia altre situazioni di criticità importanti rilevate nei Rapporti precedenti che persistono tuttora, aggravate dall’usura e dal tempo trascorso senza che nulla sia stato fatto per risolverle.
Nella visita del 2016-17, il Garante nazionale aveva evidenziato le disagevoli condizioni di lavoro in particolare di chi opera nell’Ufficio della matricola, che veniva così descritto: «L’Ufficio appare in condizioni fatiscenti, privo di qualsiasi misura di sicurezza, posto a un piano interrato e dotato solo di luce artificiale. I muri, in passato presumibilmente tinteggiati di bianco, sono attaccati dalla muffa e in alcuni angoli e pareti è addirittura presente del muschio. Il Garante nazionale esprime la propria ferma perplessità per le condizioni di lavoro di coloro che operano in tali condizioni. Il personale di Polizia penitenziaria, infatti, opera da anni in queste condizioni, in un ambiente umido, freddo e insalubre, spesso visitato da ratti. Durante la visita, la delegazione ha avuto modo di parlare con un agente che addirittura da undici anni respirava la polvere del toner che fuoriuscendo dalla stampante, si depositava sulla sua scrivania e nei cassetti». Nel corso della visita, il direttore della Casa circondariale aveva rassicurato la delegazione sul fatto che tutti gli uffici che si trovano al seminterrato sarebbero stati trasferiti in un’altra ala dell’Istituto nella quale erano in via di ultimazione lavori di ristrutturazione. Nella risposta al Rapporto del Garante, il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria Santi Consolo, il 4 luglio 2018 scriveva: «l’indispensabile spostamento dell’ufficio matricola è curato dall’ufficio tecnico del Provveditorato che sta predisponendo quanto necessario per un rapido completamento della procedura». Tuttavia, nel corso della visita effettuata dal Garante a maggio 2019, l’Ufficio della matricola si trovava ancora nel semi-interrato «con luce insufficiente e forte umidità». Ma a distanza di ulteriori tre anni (aprile 2022),
il Garante nazionale constata che ancora gli Uffici della matricola si trovano nello stesso semi-interrato e nelle medesime condizioni di insalubrità dei lavoratori. Quindi anche gli operatori penitenziari del carcere di Poggioreale sono costretti a vivere n condizioni lavorative inaccettabili. Così come ha potuto osservare che le condizioni del padiglione “Roma” è rimasto in condizioni decadenti. Un degrado che permane ancora nonostante le segnalazioni inoltrate cinque anni fa.