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«Marianna è viva, anche se non c’è più da tredici anni. Oggi ne ho avuto una ulteriore dimostrazione. Alla notizia della decisione della Cassazione sono stato letteralmente inondato di messaggi, telefonate e testimonianze di affetto e di vicinanza, anche da parte di persone che non conosco. Credo nella giustizia, così come ci credeva Marianna e oggi i giudici lo hanno confermato. È sentenza importantissima, non solo per la nostra famiglia ma per tutte quelle persone che hanno denunciato e non hanno avuto giustizia». Sono le prime parole di Carmelo Calì, il cugino di Marianna Manduca, nel giorno in cui la Cassazione ha accolto il ricorso dei figli della donna uccisa dall’ex marito nell’ottobre 2007 a Palagonia ( Catania) dopo dodici denunce rimaste inascoltate. La Corte d’Appello di Messina non aveva ravvisato alcuna “negligenza” da parte della procura di Caltagirone, definendo quel delitto come “inevitabile”, in quanto il marito “era comunque determinato ad ucciderla”. Una tesi ora respinta dalla Suprema Corte, che ha ordinato un nuovo processo, che verrà celebrato davanti alla Corte d’Appello di Catanzaro.
«Quando abbiamo avuto la notizia - continua Carmelo, raggiunto a Senigallia mentre era al supermercato per fare la spesa per la sua famiglia - ci siamo guardati negli occhi con i ragazzi e i nostri sguardi si sono incrociati. Non c’è stato bisogno di dire nulla. La nostra felicità è tangibile». Carmelo, Salvatore e Stefano, i tre figli di Marianna, sono stati accolti da subito dal cugino Carmelo Calì, dalla moglie Paola Giulianelli e dai loro due figli che li hanno adottati e vivono dal 2007 con loro a Senigallia. Ai tre ragazzi era stato riconosciuto un risarcimento di 259mila euro, oltre gli interessi, con il quale la famiglia Calì ha aperto un bed& breakfast che garantisce un reddito. La storia di Marianna e dei suoi figli è raccontata da Andrea Porporati nel film “I nostri figli”, con Giorgio Pasotti e Vanessa Incontrada, trasmesso da Rai1. Il 6 dicembre 2018 in prima tv, era stato visto da 5.440.000 spettatori La famiglia Calì è seguita in questa battaglia dagli avvocati Alfredo Galasso e Licia d’Amico: «Anche loro mi hanno chiamato ed era molti soddisfatti della sentenza della Cassazione. Purtroppo non è finita. Ora bisognerà attendere la decisione della Corte d’Appello di Catanzaro e speriamo di mettere la parola fine a tutto e di continuare a portare avanti il messaggio di mia cugina con l’Associazione “Insieme a Marianna”, impegnata sensibilizzare sul tema della violenza sulle donne». Su questo tema è da sempre impegnata Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e deputata di Forza Italia: «Il risarcimento di 259 mila euro era stato contestato dall’Avvocatura dello Stato in nome di tutti gli italiani. Non credo però che ci siano italiani che si siano». E la senatrice Pd, capogruppo in commissione diritti umani, Valeria Fedeli ha aggiunto: «I ragazzi potranno finalmente sperare di avere giustizia e di sapere che il femminicidio della loro mamma, come di ogni altra donna, non è affatto un destino ineluttabile bensì una violenza che ogni volta colpisce tutto il Paese, inaccettabile sempre e ovunque compresi i tribunali e che sempre, ovunque e da tutti, va contrastata e prevenuta».
«Purtroppo in questo periodo è tutto fermi - continua Carmelo - ma la decisione della Cassazione ci dà una buona iniezione di speranza. Speriamo che presto il nostro Paese possa ripartire e “Casa Calì” ( il B& B della famiglia ndr.) possa di nuovo ospitare tante persone. Forse gli stranieri saranno di meno, ma spero che vengano tanti italiani. Noi saremo qui ad accoglierli come sempre».