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Il Comitato europeo per la prevenzione della tortura (Cpt) ha pubblicato il suo 34° rapporto annuale, dipingendo un quadro allarmante delle condizioni carcerarie in Europa nel 2024. Due i temi centrali: il sovraffollamento crescente, particolarmente critico in alcuni Paesi occidentali come il nostro Paese, e la persistenza di gerarchie informali tra potenti in ex Stati sovietici. L'Italia, insieme a Bulgaria, Romania e Turchia, è tra i Paesi citati per critiche specifiche, dal sovraffollamento ai Centri di permanenza per il rimpatrio.
Più in generale, nel 2024 il Cpt ha effettuato 20 visite (in Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Repubblica ceca, Danimarca, Francia, Georgia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Serbia, Slovenia, Spagna, Svizzera e Turchia). Ha visitato 181 luoghi di detenzione, tra cui 58 carceri, 75 stazioni di polizia, 18 ospedali psichiatrici, 14 centri di detenzione per immigrati e 4 case di accoglienza.
LA SITUAZIONE DRAMMATICA DEL BELPAESE
Nel documento emerge subito il quadro italiano, dove nel corso di una visita ad hoc svolta tra il 2 e il 12 aprile dello scorso anno nei quattro Centri di permanenza per il rimpatrio di Milano ( Via Corelli), Gradisca d'Isonzo, Potenza e Roma ( Ponte Galeria), il Comitato europeo per la prevenzione della tortura ha esperto regime detentivo, condizioni di sicurezza, garanzie legali e qualità dell'assistenza sanitaria per i migranti trattenuti in attesa di espulsione.
In Italia, l'allarme principale riguarda il sovraffollamento: le carceri sono spesso oltre capacità, con inevitabili ricadute su tensioni interne, aumento della violenza tra detenuti e rise dei suicidi sia di persone recluse che di agenti. Alan Mitchell, presidente del Cpt, ha ricordato che ' il sovraffollamento mina il funzionamento stesso delle carceri, espone i detenuti a trattamenti inumani e degrada le possibilità di attività utili e preparazione al reinserimento' e ha invitato il governo a riformare le politiche penali e stanziare risorse adeguate per strutture penitenziarie e servizi di libertà vigilata. Sul fronte dei Centri di permanenza per il rimpatrio, il Rapporto segnala diversi casi di uso eccessivo della forza da parte delle forze di polizia durante interventi critici nei moduli di detenzione, spesso senza un monitoraggio indipendente né una documentazione accurata delle lesioni riportate dai trattenuti. In più, emerge la prassi diffusa di somministrare psicofarmaci non prescritti, in particolare al Cpr di Potenza, e di prolungare l'uso delle manette nei trasferimenti in struttura, comportamenti che il Comitato definisce ' inaccettabili'. Il Cpt contesta inoltre il modello di esternalizzazione adottato dall'Italia, con l'apertura di Cpr in Albania, ritenuto incompatibile con gli standard europei.
A livello europeo, il Rapporto ribadisce che il sovraffollamento carcerario non è un'emergenza isolata: nel 2024 molti Paesi dell'Europa occidentale hanno registrato popolazioni detenute ben oltre la capacità regolamentare, con esiti chiaramente devastanti sul piano del benessere, della sicurezza e delle attività rieducative. Il Cpt sottolinea che esistono già buone pratiche in alcuni Stati, ma rimane indispensabile una volontà politica forte e investimenti mirati per realizzare riforme strutturali.
LE GERARCHIE INFORMALI
Oltre all'emergenza del sovraffollamento, il Rapporto dedica attenzione al fenomeno della gerarchia carceraria informale, radicata nelle ex repubbliche sovietiche e tuttora presente, seppure con intensità variabile, in nove Stati dell'area ( Armenia, Azerbaigian, Estonia, Georgia, Lettonia, Lituania, Moldavia, Russia, Ucraina). La gerarchia era stata incentivata già ai tempi dei Gulag, delegando ai detenuti il controllo degli istituti e delle quote produttive, un'eredità che affonda le sue radici fino all'era zarista. La diffusione di grandi dormitori di massa ha amplificato questo sistema non ufficiale di autogoverno, con la creazione di caste: «i prigionieri di alto livello», «la casta media» e gli «intoccabili», relegati ai lavori più umili e soggetti a violenze ed estorsioni.
Particolarmente drammatica è la condizione di coloro che occupano il gradino più basso della gerarchia, gli “intoccabili”, costretti a vivere in condizioni di totale segregazione. Questi detenuti sono obbligati a svolgere i lavori più umilianti, come la pulizia delle latrine, e sono costantemente esposti a violenze e sfruttamento. La situazione è talmente grave che il Cpt non esita a paragonarla a una forma di ' schiavitù moderna'. La Corte europea dei diritti umani ha riconosciuto in queste pratiche una chiara violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea, che proibisce trattamenti inumani o degradanti. In Lituania, ad esempio, i detenuti classificati come ' umiliati' vivono in condizioni profondamente degradanti, privi di qualsiasi forma di protezione effettiva.
Per affrontare questa problematica, il Cpt ha elaborato una serie di raccomandazioni concrete: eliminare i dormitori sovraffollati con più di 50 posti, sostituendoli con celle di dimensioni più contenute; aumentare il numero di agenti penitenziari per garantire una presenza costante nei reparti e interrompere l'isolamento dei detenuti più vulnerabili; implementare programmi di formazione specifici per il personale penitenziario, finalizzati a contrastare efficacemente la subcultura criminale. Nonostante alcuni Paesi come la Georgia e l'Ucraina abbiano compiuto progressi significativi, in altri contesti come la Lituania e la Russia, la situazione rimane critica. Finché questi gruppi manterranno potere e impunità, avverte il Rapporto del Cpt, «i diritti umani dei detenuti resteranno gravemente compromessi e il sistema carcerario non potrà funzionare correttamente».
Il rapporto annuale analizza anche la situazione degli istituti psichiatrici in sette Paesi europei. Nonostante esempi positivi in Danimarca e Norvegia, emergono problematiche significative in molte strutture. Il consenso dei pazienti alle cure viene frequentemente ignorato, con terapie imposte senza adeguata consultazione. Preoccupa l'abuso della contenzione fisica e chimica, particolarmente grave in Ungheria, dove i pazienti legati ai letti sono costretti all'umiliazione di usare pannolini davanti ad altri degenti. In Romania e Serbia, la carenza di terapie psicosociali confina i pazienti all'inattività, con un approccio terapeutico eccessivamente incentrato sui farmaci. Il presidente del Cpt, Alan Mitchell, invoca un cambio di paradigma, esortando gli Stati a investire in strutture comunitarie per evitare ricoveri coatti prolungati.
Con un appello finale, il Cpt sollecita un'azione congiunta: in Italia come negli altri Stati europei, è necessario coniugare riforme legislative, nuove infrastrutture e risorse umane sufficienti, per garantire condizioni di detenzione che non rechino danno fisico e morale e che diano la possibilità di un reale percorso di reinserimento nella comunità. Solo così si potranno allontanare i fantasmi del sovraffollamento (come in Italia) e delle gerarchie occulte (paesi ex sovietici) che, ancora oggi, avvelenano le nostre carceri.