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«Berlusconi aveva ragione». Lo spaccato emerso dalle “viscere” del caso Palamara, l’intreccio tra pezzi di magistratura e media, sembra ridar voce ai forzisti i quali, dopo anni di scontro con le toghe, possono dire: «Avevamo ragione noi». Ma Fi va oltre e ieri ha affrontato tutti i temi della giustizia. A cominciare dall’avvocato in costituzione, tema assai caro all’avvocatura italiana. Insomma, secondo i forzisti il momento è buono per tornare a proporre i temi classici del garantismo. Paolo Sisto specifica che le proposte servono soprattutto a «restituire ortodossia». «C'è qualcuno nel potere giudiziario che usa la propria forza per condizionare l'azione di Governo e l'azione legislativa», spiega Antonio Tajani durante la presentazione delle proposte di riforma della Giustizia di Forza Italia. Poche proposte chiare quelle dei forzisti: separazione delle carriere di magistrato inquirente e giudicante, l’inserimento dell’avvocato in Costituzione, stop al ritorno in magistratura per le toghe candidate in politica (anche non elette) e stop agli incarichi extra giudiziari delle toghe, riforma del Csm (selezione dei componenti togati fra cento magistrati estratti a sorte fra quelli che presentano i requisiti necessari) e “controriforma” della prescrizione. A Forza Italia non sfugge che diversi di questi punti sono in comune con altri gruppi politici. E la capogruppo alla Camera Maria Stella Gelmini rivolge l’appello agli alleati Lega e Fratelli d’Italia, ma anche «alle altre forze garantiste, se ci sono, perché ci siano i numeri in Parlamento» per varare le riforme della Giustizia. «Il momento è ora», incalza Gelmini che parla di «opportunità straordinaria» per vedere approvate le proposte storiche di Forza Italia, a cominciare proprio dalla prescrizione. Ci sono i radicali, ma le orecchie fischiano soprattutto ai deputati e senatori di Italia Viva che hanno fatto del garantismo il proprio carattere distintivo. «Vogliamo riprendere il prima possibile un dibattito sulla riforma della Giustizia che prevede la riforma della prescrizione. Noi, ministro, le chiediamo di cambiare passo, le chiediamo di avviare una Fase due della Giustizia con politiche improntate al garantismo e al rispetto della Costituzione». Era il 12 maggio e, alla Camera, la deputata di Iv Lucia Annibali prendeva la parola dopo l'informativa del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede sul caso Dap e sulle scarcerazioni dei boss mafiosi che hanno portato poi alla mozione di sfiducia unitaria del centrodestra a cui, alla fine, Iv ha votato contro. Non è detto che le strade del Cavaliere dell’ex sindaco di Firenze non tornino a incrociarsi, questa volta sulla via della Giustizia e non su quella del Nazareno. All’angolo, il premier Giuseppe Conte osserva, in attesa di una nuova possibile fibrillazione in seno alla maggioranza fra M5S e Iv.