Dopo 22 anni da direttrice di due carceri importanti, distinta per il suo impegno profuso per rendere il carcere più umano, è stata demansionata dall’amministrazione penitenziaria per svolgere il lavoro da vicedirettrice nel carcere di Sollicciano. Parliamo di Margherita Michelini, 22 anni di direzione, prima della custodia attenuata del carcere femminile di Empoli e successivamente di quella maschile del Mario Gozzini di Firenze.

Quest’ultimo conosciuto come il “Solliccianino” è diventato un esempio virtuoso grazie al suo impegno affiancato dalle istituzioni toscane, il personale civile, gli agenti penitenziari e il mondo del volontariato laico e religioso. Nonostante, come detto, il suo impegno, ma anche le sue condizioni di salute e il suo ricorso al Tar del Lazio per affermare il diritto di essere assegnata nuovamente al Gozzini, il Dap ha comunque deciso di trasferirla con il ruolo di vice direttrice.

Già ad ottobre scorso, era arrivata l’indiscrezione sull’allontanamento della direttrice ( previsto dall’avvicendamento dei direttori in tutta Italia) con cui i detenuti hanno instaurato nel corso di questi 6 anni un rapporto quasi familiare. E sono stati proprio i detenuti, 75 sui 100 complessivi, a firmare un documento in cui si è chiesto di impedire il trasferimento della direttrice storica del carcere. «Vogliamo precisare – hanno sottoscritto i detenuti - la nostra contrarietà a questa decisione improvvisa e inopinata. La nostra direttrice aveva chiesto di restare nella stessa sede riscuotendo verbali assicurazioni che così sarebbe stato. Ci sorge pertanto il sospetto che possa trattasi si un colpo di mano».

I reclusi hanno pregato di far scongiurare il trasferimento visto il rapporto con la direttrice Michelini, che «ha instaurato nell’istituto un clima improntato a forte caratura empatica, ponendo sul terreno pratico il buon senso oltre la norma». I reclusi, nella petizione, avevano anche accennato alle precarie condizioni di salute della direttrice, da anni in lotta contro il cancro: «Da anni combatte contro pesantissime condizioni di salute che però non fanno venire meno il suo impegno lavorativo, le sue condizioni di salute sono tali da rendere impensabile un eventuale trasferimento in altre città». Già allora circolavano le ipotesi – poi purtroppo confermate - dello spostamento di Michelini alla vicedirezione del più grande carcere di Sollicciano. Su questo hanno detto i reclusi: «Non comprendiamo e non giustificheremo l’eventuale spostamento, in qualità di vicedirettore, al vicino carcere di Sollicciano richiedendo tale ruolo un impegno lavorativo insostenibile ( viste le dimensioni del carcere)». La lettera si è chiusa con un accorato appello all’amministrazione penitenziaria: «Nell’esprimere solidarietà alla nostra direttrice, ci auguriamo che il sussurrato provvedimento possa rientrare e che il clima di serenità o collaborazione possa continuare a Solliccianino».

Una posizione, quella dei detenuti, condivisa anche da molte delle associazioni che da anni lavorano all’interno del carcere. Margherita Michelini ha sempre organizzato momenti per creare ponti con l’esterno. Da ricordare quando, nel 2017, realizzò un evento all’interno del carcere, in occasione della rificolona, una festa tradizionale del folclore fiorentino. Vi partecipò una delegazione dell’associazione per l’iniziativa radicale ' Andrea Tamburi' con la presenza di Rita Bernardini, della presidenza del Partito Radicale, e Paolo Hendel, iscritto anche lui al partito. Era il periodo della riforma dell’ordinamento penitenziario, in via di approvazione, quando, poi l’allora governo decise di non emanarla più. La Michelini, in una amara lettera pubblicata da La Nazione, ha espresso amarezza e delusione per il suo trasferimento, concludendo con la speranza di non essere dimenticata.