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Nell'anno orribile dei suicidi in carcere (84 detenuti in totale, di cui 5 donne, a cui si aggiungono 5 agenti penitenziari) l'istituto penitenziario di Foggia con 5 suicidi si rileva quello con il più alto numero di detenuti che si sono tolti la vita. Lo riferisce una nota del Sindacato di Polizia Penitenziaria aggiungendo che a seguire con 4 suicidi c'è Firenze Sollicciano, Milano San Vittore, Regina Coeli-Roma e Torino.
A livello regionale è la Lombardia la regione con maggiori suicidi (17) a cui aggiungere 9 morti per altre cause; seguono Sicilia (10 più 5 per altre morti) e Puglia (10 più 3); Lazio (7 più 3) ed Emilia Romagna (7), Campania (6 più 7) e Piemonte (5 più 1). «Sono crudi dati statistici - commenta il segretario generale del Spp, Aldo Di Giacomo - che fotografano quello che è diventato l'anno della “mattanza di Stato” per le morti in cella con un numero mai così alto per un totale di 203 morti sia pure per cause diverse che in alcuni casi non sono state ancora refertate. Tutto questo mentre si abbassa l'età dei detenuti suicidi (la media è over 40 con numerosi over 30 e il 40% dei decessi sono extracomunitari) a riprova che i giovani, insieme ai tossicodipendenti e a quanti hanno problemi psichici sono i più fragili e vulnerabili con oltre il 50% dei suicidi. Purtroppo - dice Di Giacomo - in tutto il 2022 abbiamo ascoltato solo impegni politici e dichiarazioni di vecchi e nuovi parlamentari ed esponenti di Governo senza passare dalle parole di commozione (anche sincera) o generiche e di circostanza, quasi sempre le stesse, ai fatti. Sino al punto di produrre una sorta di assuefazione e ridurre il suicidio in cella a pochi righi in pagina di cronaca locale perché non fa più notizia».
«Con il nuovo anno ci aspettiamo che i buoni propositi da quello Stato che ha in custodia vite umane e dovrebbe quindi garantirle, non facciano la fine di quelli del 2022. È legittimo dopo 84 morti chiedere di individuare responsabilità sulla precedente circolare sui suicidi dimostratasi fallimentare, come la task force insediata dall'allora Ministra di Grazia e Giustizia, Cartabia? Del resto è troppo facile - continua Di Giacomo - procedere al classico 'scarica barile' delle responsabilità pur sapendo che né provveditori né direttori dispongono di risorse umane (psichiatri, psicologi) e finanziarie, strumenti e strutture per intervenire. Anche gli annunci per la costruzione di nuovi padiglioni lasciano il tempo che trovano mentre il Ministro Nordio sta pensando al recupero di vecchie caserme, idea non nuova che richiede comunque soldi e tempi non brevi di realizzazione».
«Queste morti silenziose devono finire con misure e azioni concreti perché lo Stato ha in carico la vita dei detenuti e ne risponde. Si ascoltino le proposte del sindacato di polizia penitenziaria che quotidianamente si misura con l'emergenza suicidi e si metta mano alla manovra di bilancio rimediando al taglio di spesa imposto all'Amministrazione Penitenziaria e al personale come primo segnale concreto di volontà di affrontare le numerose emergenze del carcere», conclude Di Giacomo.