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Alfonso Bonafede
Con il suo ormai proverbiale mix di sobrietà e accenno solenne, Andrea Ostellari dichiara: «Grazie all’emendamento di Lega e Fratelli d’Italia, dopo il 30 giugno i tribunali italiani riapriranno le porte. Il Paese non poteva più attendere. Senza giustizia, resta fermo».
Ostellari, avvocato, è il presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama. Ed è l’autore, insieme col senatore Alberto Balboni di Fratelli d’Italia, dell’emendamento al Dl Intercettazioni che fissa al 30 giugno l’addio al lockdown dei diritti, passato ieri con voto unanime. «Dal 1° luglio si riparte con le udienze», come ricorda anche il guardasigilli Alfonso Bonafede. Che approva la soluzione: dà l’ok alla svolta impressa dagli emendamenti, poi coniugati tra loro, di due forze d’opposizione come Lega e FdI.
L’Aula di Palazzo Madama darà il via libera mercoledì, poi si andrà alla Camera, con una scadenza insuperabile: il decreto va convertito entro il 29 giugno. Dal ministro della Giustizia viene un segnale ulteriore: «È imminente l’emanazione di una circolare che riequilibra il rapporto tra lavoro in presenza e da remoto del personale amministrativo, e che in generale mira a garantire la celebrazione delle udienze in condizioni di sicurezza». Parole pronunciate sempre ieri al Senato, nel question time. Si tratterà di linee guida condivise con avvocatura (Cnf e Ocf innanzitutto) e Anm.
Certo, quell’«equilibrio» fra lavoro svolto fisicamente in ufficio e smart woirking sarà decisivo. Lo dice, in due parole, sempre Ostellari: «L’emendamento consentirà ad avvocati, magistrati e al personale in servizio di tornare a fare il proprio lavoro». Gli avvocati hanno reclamato più di chiunque altro la ripresa, mentre sul personale si dovrà calibrare bene senza eccessivi timori, come chiedono la presidente del Cnf Maria Masi e, per esempio, l’Aiga, che ha organizzato il flash mob di ieri davanti a Montecitorio (se ne dà conto in altri servizi, ndr).
Riguardo ai magistrati, è invece Fratelli d’Italia a ricordare che «il caos della gestione decentrata», affidata ai capi degli uffici giudiziari, «ha generato solo problemi». Il partito di Giorgia Meloni sposta in pieno la causa dei giovani avvocati, che ha affiancato nella manifestazione mattutina di ieri con una delegazione guidata dal capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida.
Sulla circolare in arrivo, Bonafede è chiaro: «Dal 22 maggio è istituita la cabina di regia nazionale per la gestione dell’attività giudiziaria durante la fase 2 dell’emergenza proprio per garantire il monitoraggio della ripresa e permettere interventi mirati». Non si va al buio, anche perché «gli ingenti investimenti stanziati col Dl Rilancio stanno consentendo l’istallazione di tutti i presidi di sicurezza necessari secondo le indicazioni dell’autorità sanitaria: garantire un servizio significa assicurare che non comporti rischi per la salute di cittadini e addetti ai lavori».
Assicurazioni offerte sempre durante il question time, pochi minuti prima che la commissione Giustizia approvi con voto unanime la norma anti-paralisi. A sollecitare il guardasigilli è l’interrogazione firmata dalla vicepresidente del Senato Anna Rossomando. Una carica istituzionale di primo piano, dunque, che d’altronde non dimentica mai di essere avvocato a propria volta: «Il riequilibrio del rapporto tra lavoro in presenza e da remoto del personale amministrativo», ribadisce, «in modo da garantire, per quanto possibile, la regolare celebrazione delle udienze in condizioni di sicurezza, dal 1° luglio, è un rilevante passo in avanti».
Ma assicura che «continueremo a sollecitare il governo, perché si tratta di temi strettamente legati alla tutela dei diritti, in particolare dei più deboli». E poi aggiunge, sempre in riferimento alla imminente circolare di via Arenula: «Linee organizzative adeguate alla nuova fase saranno fondamentali per il ritorno alla normalità, necessaria anche per la ripresa economica: il sistema ha bisogno di certezze e tutele per imprese e investitori all’estero».
Quella di ieri resta una giornata da cerchiare di rosso. «Dopo il 30 giugno i tribunali italiani torneranno pienamente in attività», è la secca versione di Ostellari, implicitamente ultimativa. Alla fine la proposta sua e di Balboni è sottoscritta non solo da tutti i componenti della commissione di Lega e Fdi, ma anche da Forza Italia.
Il sottosegretario alla Giustizia Vittorio Ferraresi, che ha seguito i lavori e aveva dato parere favorevole già mercoledì, chiede e (ovviamente) ottiene che alla norma (una semplice abrogazione del comma del dl Intercettazioni che aveva rinviato al 31 luglio la fine della fase 2 prima fissata al 30 giugno) sia aggiunta la seguente frase: «Fatti salvi i provvedimenti già assunti». Si tratta dei rinvii decisi dai giudici per le udienze che erano fissate durante il lockdown e che non saranno comunque celebrate nonostante la ripresa.
Mentre Bonafede annuncia un primo step del processo penale telematico, in commissione Giustizia si è trovato anche il tempo di litigare sull’età oltre la quale i condannati possono chiedere i domiciliari: FdI vorrebbe portarla da 70 a 75 anni, FI glielo impedisce. Altra notizia che rende la giornata di ieri non proprio ordinaria.