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Il fenomeno rischia di generare assuefazione, ma i numeri parlano chiaro: dall'inizio del 2024, il sistema carcerario italiano ha registrato un drammatico aumento dei suicidi tra i detenuti. L'ultimo ieri ( il 77esimo secondo le stime del sindacalista Gennarino De Fazio che ne ha dato notizia) avvenuto nel carcere di Prato.
Si tratta si un uomo di 50 anni, italiano, in carcere per reati a grande riprovazione sociale e con fine pena fissato al 2030. Gennarino De Fazio, segretario generale della UilPa Polizia penitenziaria, nel darne notizia dichiara: «È il 77esimo ristretto che si toglie la vita dall’inizio dell’anno, il quarto alla Dogaia, cui bisogna aggiungere 7 appartenenti alla Polizia penitenziaria che, parimenti, si sono suicidati in quella che è una strage senza fine».
Secondo l'ultima analisi del Garante nazionale delle persone private della libertà, aggiornata al 25 ottobre, ben 73 persone si sono tolte la vita (dato che altre fonti ritengono sottostimato), segnando un incremento del 40% rispetto allo stesso periodo del 2023, quando i suicidi erano stati 53, e un balzo significativo rispetto ai 52 casi del 2022. L'ultimo rapporto del Garante Nazionale evidenzia come la situazione attuale rappresenti un'emergenza di proporzioni allarmanti, con una crescita costante e preoccupante rispetto agli anni precedenti.
Il sovraffollamento cronico nelle carceri emerge come uno dei principali fattori scatenanti, con un forte impatto sul benessere psicologico dei detenuti.
La situazione in alcuni istituti di detenzione è particolarmente critica: a San Vittore ( Milano) il tasso di sovraffollamento raggiunge il 223%, mentre a Regina Coeli ( Roma) si attesta intorno al 193%, con numeri simili anche a Foggia e Verona. L'aumento dei casi di autolesionismo e tentativi di suicidio, parallelo al sovraffollamento, suggerisce una correlazione diretta tra l'alta densità di popolazione carceraria e il disagio psicologico dei detenuti.
Dai dati del garante emerge che dei 73 detenuti suicidi, la maggior parte aveva tra i 26 e i 39 anni ( 32 casi), seguiti dalla fascia 40- 55 anni ( 20 casi). Il 55% dei deceduti era di nazionalità italiana, mentre il restante 45% proveniva da Paesi esteri. L'analisi della posizione giuridica rivela che il 42% dei suicidi riguardava detenuti con condanne definitive, mentre il 37% era in attesa di primo giudizio. I dati confermano l'allarme lanciato dalle associazioni come Antigone, Sbarre di Zucchero, Yairaiha onlus e dai giuristi, incluse le varie personalità che hanno sottoscritto l'appello pubblicato su Il Dubbio per sollecitare il governo a considerare indulto e amnistia.