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L’iniziativa dei penalisti e il governo M5S- Lega si erano incrociati in modo asimmetrico. La nascita del primo esecutivo Conte aveva preceduto di alcuni mesi il congresso dell’Unione Camere penali che ha eletto l’attuale presidente, Gian Domenico Caiazza. Proprio in quell’assise, Caiazza annunciò di voler promuovere un “Manifesto del Diritto penale liberale e del Giusto Processo”.
Idea che ha subito convinto gli avvocati, ma che si è tramutata nel conflitto aperto dall’Ucpi nei confronti di alcune scelte del governo ormai uscente, in particolare la “nuova” prescrizione. Poi a inizio maggio il “Manifesto” è stato effettivamente redatto «da un gruppo di qualificati docenti di diritto penale», quindi «condiviso dai nomi più prestigiosi della Accademia italiana in una presentazione a Milano di importanza senza precedenti per numero e autorevolezza dei partecipanti».
A ricordarlo è proprio Caiazza, in una lettera inviata ieri a tutti i deputati e senatori in carica, nell’auspicio che a quel documento condiviso da avvocati e studiosi «il programma sulla Giustizia penale del prossimo Governo possa ispirarsi con convinzione e rigore».
In vista dell’obiettivo, il presidente dell’Ucpi si rivolge a ogni singolo parlamentare affinché «voglia operare fattivamente» per realizzarlo. Inizia una nuova fase. Si parte da zero: ecco cosa cambia, nel rapporto tra l’avvocatura penale e la politica.
Nella missiva, a cui il “Manifesto” è allegato, Caiazza ricorda: «Arriverà il momento nel quale ciascuno di Voi sarà chiamato a esprimersi nel merito del programma di Governo del Paese – se non verranno sciolte le Camere - e dunque, tra i temi di maggiore impatto politico, anche sulle scelte in materia di Giustizia Penale». Che dovrebbero essere orientate dai 35 “canoni” del documento presentato con gli accademici, «fondamentali valori scolpiti nella nostra Costituzione: presunzione di non colpevolezza, eccezionalità della privazione della libertà personale prima del giudizio, terzietà del Giudice, effettività delle impugnazioni, ragionevole durata del processo, finalità rieducativa ed umanità della pena nel rispetto della dignità della persona, tipicità, proporzionalità ed extrema ratio del precetto penale».
Sono i «principi che la comunità dei giuristi italiani ha ritenuto di esprimere in questo importante Manifesto», ricorda il leader dei penalisti. Che ora potrà verificare se il nuovo ciclo politico riuscirà a farli propri.