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«Piccole Apostolico crescono – Tornano i giudici salva- clandestini – Giudici ancora contro il decreto Cutro – Magistrati scarcerano 5 irregolari in un giorno - Giudici liberano clandestini». Questi sono i titoli che abbiamo letto ieri nella rassegna stampa dei giornali vicini alla destra di governo che hanno puntato il dito contro quanto in parte accaduto al Tribunale civile di Palermo. I fatti. Stesso provvedimento del Questore che decide il trattenimento per sei migranti sbarcati illegalmente a Lampedusa, stesso tribunale, stessa sezione specializzata in materia di immigrazione, ma decisioni diverse. Anzi diametralmente opposte.
Il giudice Michele Guarnotta convalida il trattenimento presso il Centro di trattenimenti per richiedenti protezione internazionale di Porto Empedocle (Agrigento) di un migrante tunisino mentre altre due giudici, Sara Marino ed Eleonora Bruno, liberano 5 nordafricani irregolari che all’atto dello sbarco avevano presentato domanda di riconoscimento della protezione internazionale. Il tutto a distanza di due giorni, durante la sezione feriale al Palazzo di giustizia di Palermo. Le critiche.
Ed è subito polemica, prima sulla stampa e poi politica. Il pensiero corre subito appunto al caso della giudice del Tribunale di Catania Iolanda Apostolico che proprio undici mesi fa non convalidò il trattenimento nel centro per richiedenti asilo di Pozzallo di migranti tunisini sbarcati a Lampedusa. Ne seguirono settimane e settimane di scontri tra maggioranza e magistratura che ora sembrano potersi riaccendere. «I giudici rossi, dopo il “caso Apostolico”, tornano a colpire chi si batte per giustizia e sicurezza e libera cinque clandestini giunti nei giorni scorsi a Porto Empedocle.
Il tribunale di Palermo non convalida il fermo di 5 tunisini, favorendo di fatto l’immigrazione clandestina. Mentre il governo Meloni rispetta la volontà popolare espressa alle elezioni e vara norme per contrastare l’immigrazione illegale di massa, una parte della magistratura ideologizzata disapplica le norme e fa di tutto per favorire l’immigrazione illegale», ha detto il senatore di Fratelli d'Italia Sandro Sisler, vicepresidente della commissione Giustizia a Palazzo Madama. In realtà al momento nessuno sa se quelle due magistrate appartengano ai gruppi associativi di Area o Magistratura democratica, da sempre additate come correnti ideologizzate. E anche se lo fossero, come ribadito dalla mozione dell’Anm di Palermo e come ci ricorda qualche toga, «l’interpretazione è l’essenza della giurisdizione. Senza adeguate garanzie di libertà della interpretazione nessun ordinamento può ambire a definirsi democratico». Sarà, dunque, il solito impulsivo riflesso condizionato della destra a spingere a fare tali dichiarazioni? Mentre per ora l’Anm tace, Silvia Albano, presidente di Magistratura democratica, ci dice che «alcuni giornali cercano intenti politici dove proprio non ci sono. Bisognerebbe confrontarsi sui contenuti dell’attività interpretativa. Non attaccare le persone dei giudici per provvedimenti non graditi».
L’attività interpretativa – ribadisce la magistrata - «è attività complessa che impone al giudice di tener conto di tutte le fonti, comprese le norme sovranazionali e la Costituzione, che sono fonti sovraordinate. Nei casi di cui si discute mi pare che le colleghe abbiano fatto applicazione dei principi affermati in via generale anche dalle Sezioni unite della Corte di Cassazione nell’ambito del rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia Ue». Quest’ultima ancora non ha fissato una data dell’udienza in cui dibattere le due ordinanze interlocutorie con le quali le Su chiedevano alla Cgue di pronunciarsi proprio sulla garanzia finanziaria di circa 5mila euro che un richiedente asilo avrebbe dovuto versare per evitare di essere trattenuto in un centro alla frontiera in attesa dell’esito dell’iter della domanda di protezione. In realtà, con decreto 10 maggio 2024, il ministero dell’Interno, di concerto con quello della Giustizia, aveva modificato la norma, prevedendo che per i migranti che faranno richiesta d’asilo la cauzione andrà da 2.500 a 5mila euro, e sarà determinata «senza indugio dal questore», con valutazione «caso per caso e tenuto conto della situazione individuale dello straniero».
Per questo il 12 luglio il Viminale ha rinunciato ai ricorsi in Cassazione contro i provvedimenti del tribunale di Catania che avevano disapplicato il decreto Cutro. Il 17 settembre ci sarà comunque udienza a Piazza Cavour e come ci spiega l’avvocata Rosa Emanuela Lo Faro, già legale dei migranti trattenuti a Pozzallo, «avendo presentato due ricorsi incidentali chiederò, invece, che la Corte di Cassazione si pronunci lo stesso. Non sono chiare le regole della procedura accelerata e abbiamo posto dei quesiti», che ci illustra proprio in riferimento al tunisino trattenuto nel centro di Porto Empedocle che pure sta difendendo: «Al mio assistito è stata chiesta una cauzione di 3500 euro. Ora sto preparando il ricorso da presentare al Tribunale con urgenza per farlo liberare. Nel decreto ci sono delle incongruenze: si prevede che la convalida del trattenimento venga fatta entro 48 ore, ma poi ci sono sette giorni per presentare la cauzione. Questo è paradossale. E se poi viene accolto il ricorso per liberarlo, mica esiste un protocollo per la restituzione della cauzione».
Inoltre per l’avvocato è «grave» che «il mio assistito non abbia potuto incontrare fisicamente il suo difensore d’ufficio, perché l’udienza è avvenuta telematicamente e così si sono lesi i suoi diritti. Avrebbe dovuto esserci prima un contatto telefonico che per la ristrettezza dei tempi non è avvenuto».