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«Il servizio pubblico dovrebbe meglio valutare la qualità dell’informazione che viene data all’opinione pubblica, evitando che diventi il discredito di Uomini illustri che hanno pagato con la vita la lotta alla mafia». A dichiararlo è Giuseppe Ciminnisi, coordinatore nazionale dei familiari di vittime innocenti di mafia, dell’associazione “I Cittadini contro le mafie e la corruzione”. «Mi riferisco – prosegue Ciminnisi – alla trasmissione di Rai3 “Report” e al verbale d’interrogatorio di Alberto Volo, reso ai pm nel 2016. Leggendo la trascrizione delle sommarie informazioni testimoniali rese dal signor Volo a magistrati della Procura di Palermo, in data 14 luglio 2016, si evince come il dottor Paolo Borsellino, a suo dire, lo avesse portato a conoscenza di sue personali opinioni in merito alla strage di Capaci.
Una ricostruzione - a mio modesto avviso assolutamente inverosimile, visto lo spessore del magistrato, la sua riservatezza e la professionalità che da tutti gli è sempre stata riconosciuta».
«Ciò che forse ancor più stupisce, è la maniera in cui viene descritto il rapporto tra il Volo e il dottor Giovanni Falcone, quest’ultimo quasi indicato come subalterno al primo dal quale attendeva suggerimenti in merito alle indagini che stava conducendo, così come si evince dal verbale di Sit.
“Volo: è chiaro che Giovanni Falcone qualcuno... a qualcuno l'incarico deve averlo dato, perché quando parlavamo poi di determinati a di di... Li faceva anche perché glieli suggerivo io: ’ vai a vedere ' sta cosa, vedi di sapere questo, questo e questaltro’, insomma”. A prescindere dall’attendibilità delle dichiarazioni del signor Volo che - seppur non spetta a me giudicarle - mi appaiono come un compendio di assolute castronerie, prescindendo dalla valutazione della sua attendibilità – a tal proposito giova ricordare che il dottor Giovanni Falcone lo aveva definito un “mitomane” – trovo riprovevole che si possa consentire a chicchessia di ridicolizzare la figura dei due Giudici che per questo Paese hanno dato la propria vita.
Nell’auspicare una maggiore attenzione da parte del mondo dell’informazione che non dovrebbe accettare in maniera acritica quanto proposto, non posso fare a meno di restare basito dal fatto che così poco spazio viene dato ai familiari dei due Giudici e a chi, come nel caso dell’avvocato Trizzino, ha seguito tutte le vicissitudini giudiziarie relative alle stragi - in particolare quella di via D’Amelio - che maggiori spunti di riflessione potrebbero dare.
A questi ultimi esprimo la mia personale vicinanza e quella dei familiari delle vittime di mafia che rappresento all’interno dell’associazione di cui mi onoro di far parte».