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Il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, durante il plenum di ieri mattina ha rivolto “un appello al Parlamento sulla necessità di approvare la riforma dell’ordinamento penitenziario, frutto di un lavoro lungo e partecipato che ha coinvolto le migliori competenze del Paese e che ha visto fortemente impegnato anche il Csm in sede consultiva'. “Ci permettiamo - ha continuato Legnini - di rivolgere un invito rispettoso al Parlamento affinché si esprima su una riforma attesa e corrispondente anche ai pronunciamenti della Corte Edu'. In apertura di plenum, è stato il togato di Area Piergiorgio Morosini a lanciare un appello al Parlamento per l’approvazione della riforma dell’ordinamento penitenziario. A seguire la consigliera laica di centrosinistra Paola Balducci ha voluto rilevare che quella sulla carceri ' è una riforma indifferibile, che non deve essere accantonata'.
Anche i componenti degli Stati Generali dell’esecuzione penale chiedono al Parlamento e al governo di adoperarsi affinché lo schema di decreto legislativo sulla riforma dell’ordinamento penitenziario completi al più presto il proprio iter normativo. Lo chiedono attraverso un appello da loro firmato ( ben 137 tra giuristi, docenti, medici, operatori del settore ed esponenti della società civile), a partire dal professore Glauco Giostra, coordinatore del comitato scientifico degli Stati Generali sull’esecuzione della pena. I componenti ricordano la necessità della riforma a «fronte di una situazione penitenziaria che richiede interventi particolarmente urgenti e non più ulteriormente differibili» . Il motivo? Presto detto. «Lo schema di decreto legislativo – viene spiegato nell’appello - attuando una parte fondamentale della delega a tale scopo conferita dal Parlamento al governo, consente di riportare l’esecuzione penale entro una cornice di legalità costituzionale e sovranazionale e costituisce l’adempimento di un impegno assunto dall’Italia in sede europea dopo l’umiliazione della condanna subita nel 2013 nel caso Torreggiani». I componenti ricordano di come gli Stati Generali dell’esecuzione penale – lanciati presso il carcere milanese di Bollate dal ministro della Giustizia Orlando il 19 maggio del 2015 hanno impegnato in lavori complessi e laboriosi oltre duecento esperti tra magistrati, avvocati, docenti universitari, medici, psichiatri, direttori penitenziari, funzionari di polizia penitenziaria, esponenti del volontariato e della società civile «nell’obbiettivo di accompagnare il percorso della riforma penitenziaria, ritenuta coralmente necessaria, ad oltre quaranta anni da quella del 1975, a fronte delle drammatiche carenze riscontrabili in un settore così sintomatico della civiltà di un paese democratico».
I componenti degli Stati Generali denunciano l’alto numero di suicidi e di gesti autolesionistici, gli episodi di violenza e di sopraffazione, le carenze igieniche e la sostanziale inadeguatezza dell’assistenza sanitaria, il sovraffollamento, l’endemica mancanza di lavoro intra ed extramurario, la frequente de- territorializzazione della pena, l’ancora insoddisfacente ricorso alle misure alternative, le carenze dell’assistenza post- penitenziaria, l’elevata percentuale dei casi di recidiva. «Su questi temi della massima urgenza viene ricordato sempre tramite l’appello - l’Italia si è impegnata dinanzi al Consiglio d’Europa a fornire risposte efficaci che, nello schema di decreto legislativo, sono ormai da tempo pronte per essere sperimentate, come primo fondamentale passo per rendere il nostro sistema di esecuzione penale maggiormente conforme alla Costituzione e offrire così a tutti i cittadini più efficaci garanzie di sicurezza, che risiedono nell’individualizzazione dei percorsi di trattamento e nella tutela piena della dignità delle persone».
I componenti degli Stati Generali ci tengono a sottolineare che la riforma non contiene nessuna ‘ liberatoria’ per pericolosi delinquenti - tanto meno per mafiosi e terroristi espressamente esclusi dall’intervento riformatore - e nessun insensato ed indulgenziale ‘ svuotacarceri’, «ma una semplice e razionale rimeditazione sulla funzionalità della risposta sanzionatoria al reato, secondo le linee che gli Stati Generali dell’esecuzione penale hanno elaborato in anni di lavoro intenso e disinteressato».
Proprio per tutte queste ragioni i sottoscrittori dell’appello esprimono tutta la nostra preoccupazione per il mancato inserimento della discussione sullo schema di decreto legislativo in materia di riforma dell’ordinamento penitenziario all’ordine del giorno delle Commissioni Speciali e chiedono al Parlamento ed al Governo che, nell’ambito delle competenze loro specificamente assegnate in materia dalla legge delega, agiscano tempestivamente. «Le gravi condizioni nelle quali versa il mondo penitenziario – concludono i componenti degli Stati Generali - meritano di essere considerate, infatti, tra le più pressanti urgenze civili di cui la Politica è chiamata ad occuparsi».