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Secondo gli ultimi dati aggiornati al 31 agosto, risultano reclusi 19.507 detenuti stranieri su un totale di 61.758 ristretti. Secondo il ministro della Giustizia, il sovraffollamento carcerario si risolverebbe facendo scontare loro la pena nei paesi d'origine. Apparentemente non fa una piega, peccato che non sia affatto così, soprattutto per due motivi principali. Il primo è che il sovraffollamento non si calcola solamente attraverso numeri assoluti, ma carcere per carcere. Pensiamo al carcere di Poggioreale: risultano 2.100 detenuti su una capienza regolamentare di 1.323 posti. Gli stranieri sono 333. Tolti quelli, il sovraffollamento rimane tale e quale. Il secondo motivo è che ovviamente non sarà mai possibile, e tentativi sono stati fatti durante le scorse legislature, far scontare magicamente la pena nella terra di origine a tutti e 19.507 i reclusi stranieri.
Da anni si discute della possibilità di stipulare accordi con paesi terzi per consentire ai detenuti stranieri di scontare la pena nei loro paesi d'origine. Invece, come spesso accade con l'edilizia penitenziaria, questi progetti faticano a concretizzarsi. Come ha ben spiegato Antigone nel suo ultimo rapporto sulle carceri, il motivo principale è di natura economica: nessun paese è disposto a sostenere gli elevati costi associati al rimpatrio e alla detenzione di questi individui. Già ora l'Italia fatica a espellere i migranti irregolari per mancanza di collaborazione da parte dei paesi d'origine. Anche qualora si riuscissero a concludere accordi internazionali, come è avvenuto in passato, è probabile che restino lettera morta. Se ne parla sin dai tempi del ministro leghista Castelli, ma senza risultati concreti.
Un altro ostacolo potrebbe essere la clausola di reciprocità: se applicata, l'Italia dovrebbe accogliere i circa 3.000 italiani detenuti all'estero. Inoltre, si porrebbe un problema di equità, poiché uno straniero riceverebbe un trattamento diverso rispetto a un italiano per lo stesso reato. Non si possono trascurare nemmeno gli aspetti familiari: molti detenuti stranieri hanno coniugi, figli o genitori in Italia, fattore che complica ulteriormente eventuali trasferimenti forzati.
La questione dei diritti umani è un altro punto cruciale. L'Italia ha l'obbligo di garantire che i detenuti non subiscano torture o trattamenti inumani e degradanti, ma non può avere certezze sul rispetto di tali diritti in paesi terzi. Basti pensare al caso irrisolto di Giulio Regeni in Egitto. A tal proposito, la legge italiana contro la tortura del 2017 ha modificato l'articolo 19 del testo unico sull'immigrazione, vietando espulsioni, respingimenti ed estradizioni verso paesi in cui sussista il fondato rischio di tortura per la persona interessata. Il sovraffollamento si risolve attuando una riforma decarcerizzante come sta facendo attualmente l'Inghilterra.