PHOTO
Non si parla di legalizzazione, ma di introdurre nuovi canali di repressione al narcotraffico soprattutto finanziari. A differenza delle relazioni scorse a firma dell’ex procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, nell’ultima relazione annuale della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo ( Dna), firmata da Federico Cafiero de Raho, che il Dubbio ha potuto visionare in anteprima, non si fa alcun cenno alla possibilità della legalizzazione delle droghe leggere per contrastare le organizzazioni mafiose. Ma cosa significherebbe sottrarre alle mafie il mercato delle droghe? Sicuramente il crimine organizzato – in qualunque sua forma ed a qualsiasi latitudine – non avrebbe il volto che ha assunto ( nel mondo e in Italia), se non avesse il controllo di un mercato che vale, annualmente, circa 560 miliardi di euro a livello globale e circa 30 miliardi di euro in Italia ( pari a circa il 2% del Pil nazio- nale). Sono dati della Direzione nazionale antimafia. «Ed egualmente – si legge nella relazione , il crimine organizzato, oggi, non sarebbe, a livello mondiale e nazionale, uno dei principali protagonisti della vita economica, politica e sociale, se non disponesse di un patrimonio ( e parliamo solo di quello accumulato negli ultimi 20 anni con il narcotraffico) di, circa 8300 miliardi di euro a livello globale e di circa 400 miliardi di euro in Italia».
L’AFFARE PIÙ GRANDE NEL MONDO È LA DROGA LEGGERA
Nessun cenno, quindi, alla legalizzazione, eppure nel contempo la relazione annuale scrive chiaro e tondo che il mercato degli stupefacenti è in continua espansione nonostante «i migliori propositi e gli sforzi più intensi», i quali non hanno determinato, non solo, «una scomparsa del fenomeno ( che per quanto auspicabile appare obbiettivamente irrealizzabile), non solo un suo ridimensionamento, ma neppure un suo contenimento». La relazione della Direzione nazionale antimafia sottolinea che il narcotraffico è l’affare più remunerativo che esista ( per rapporto costi – ricavi) per la criminalità organizzata. La droga più remunerativa? È quella leggera. Il bacino dei consumatori finali del prodotto è infatti così suddiviso: 183 milioni di utilizzatori di cannabis, 22 milioni di utilizzatori di droghe sintetiche, 18 milioni di utilizzatori di oppiacei ( mentre 35 milioni sono i consumatori di oppiacei ed oppioidi), 17 milioni di utilizzatori di cocaina. Il dato statistico – viene sottolineato nella relazione -, riguarda soltanto tossicodipendenti e consumatori abituali. Decine e decine di milioni di consumatori che sporadicamente fanno uso di narcotici, sfuggono a qualsiasi statistica. In ogni caso il dato consente di affermare che il 5,3% della popolazione mondiale adulta assume abitualmente stupefacenti. Ma è sempre la cannabis ad avere la meglio sul profitto dei narcotrafficanti. Si afferma con certezza i primi produttori di resina di cannabis ( Hashish) rimangono, nell’ordine, Marocco, Afghanistan, Libano, India e Pakistan. Fra i maggiori produttori di infiorescenze di cannabis ( marijuana) oltre al Messico ( che rifornisce il mercato statunitense) sta facendo la sua comparsa l’Albania che è divenuto il primo produttore europeo, superando l’Olanda. L’entità dei sequestri di cannabis – combinato con l’altissimo numero di consumatori censito ( oltre 183.000.000, circa, come visto) che è in costante aumento dalla fine degli anni ‘ 90 ( periodo nel quale i consumatori non arrivavano a 145.000.000 circa) – consente appunto di avere una idea dell’imponenza del mercato.
IL BUSINESS DELLE MARJUANA IN ITALIA E LA CAMORRA SEMPRE PIÙ “MESSICANA”
Ma in Italia? I numeri crescenti dei sequestri delle sostanze stupefacenti rendono l’idea. Per quanto riguarda la cannabis si è registrato una disomogeneità dei dati a seconda della sostanza. Mentre per la resina di cannabis, quindi, per l’hashish, è stato sequestrato complessivamente un quantitativo di circa 24.000 kg, con una significativa diminuzione rispetto all’anno precedente di oltre il 60%, per le inflorescenze di cannabis, e, quindi, per la marijuana, si è registrato un sequestro complessivo di oltre 41.000 kg di sostanza, con uno sbalorditivo incremento rispetto all’anno precedente di oltre il 340%. Ed egualmente impressionante la crescita, pari ad oltre il 233%, dei sequestri di piante di cannabis, arrivato ad oltre 464.000. In sintesi c’è stato ridimensionamento molto forte dei sequestri di resina di cannabis ( hashish), ma nel contempo una eccezionale impennata dei sequestri delle infiorescenze di cannabis ( marijuana). L’Italia, secondo la relazione, è divenuto uno stabile e decisivo crocevia del traffico internazionale di narcotici. Il dato che davvero impressiona è quello partenopeo. «Il territorio del Distretto di Napoli – si legge nella relazione -, non solo rimane quello in cui, di gran lunga, può registrarsi, in senso assoluto, la più alta presenza di soggetti dediti alle attività illecite svolte per conto di organizzazioni trafficanti, ma in cui l’incremento del fenomeno appare di enormi proporzioni partendo già da una posizione di assoluta primazia in Italia». La camorra attraverso lo spaccio sta cambiando pelle, - addirittura si legge nella relazione - una cosa diversa, tanto da somigliare, con le dovute proporzioni, alle organizzazioni narco- trafficanti messicane. La droga, insomma, sta diventando in Campania una delle prime industrie.
LA LOTTA ALLE DROGHE AGGREDENDO LA FINANZA GLOBALE Abbandonata la linea della legalizzazione, la Direzione nazionale antimafia punta verso altre forme di repressioni al narcotraffico. La principale è quella finanziaria, anche se premette che «nessuno si illude che possano essere del tutto eliminati casi di operatori bancari e finanziari infedeli, che, non solo, non segnalano operazioni finanziarie sospette, ma che contribuiscono allo loro stessa riuscita». La prima azione, per la Dna, è l’allargamento delle intercettazioni, ampliando il target verso soggetti collocati nel mondo delle professioni e della finanza. Quindi si chiede in sostanza una rimozione degli “ostacoli” giuridici. Una seconda azione è l’utilizzazione dell’agente sotto copertura – finora introdotto nella manovalanza, dove si muove lo stupefacente – nel contesto finanziario, cioè dove vengono messi i soldi. La terza azione è quella di indagare in modo incisivo il riciclaggio internazionale, anche se permane la difficoltà di collaborare con quei Paesi che fondano, almeno in parte, la loro economia anche su apporti illeciti. Per questo motivo, secondo la Dna, appare necessario istituire un Organismo di controllo, un Tribunale Internazionale che, sotto l’egida Onu applichi forti sanzioni economiche, se non misure di embargo – come viene fatto nel caso degli Stati impegnati in operazioni belliche illegali - nei confronti, non solo, di quei paesi che hanno normative interne inadeguate, ma anche di quelli che, pur avendo adeguate norme anti- riciclaggio, in concreto consentono il money laundering ( processo mediante il quale i criminali mascherano la proprietà e il controllo originari dei proventi di reati commessi facendo apparire tali proventi come derivati da una fonte legittima), o non danno corso una effettiva cooperazione internazionale nelle indagini sul riciclaggio negando risposte soddisfacenti alle Autorità estere che richiedono di individuare i formali intestatari ed i reali beneficiari di conti e depositi coinvolti in attività illecite. Emerge, quindi, che le economie ed i sistemi finanziari che si alimentano dei proventi del narcotraffico fanno una concorrenza sleale ( che, a volte, è letale) ai sistemi che invece si impegnano nell’azione di contrasto al riciclaggio. «E’ un dovere di questi ultimi - si legge nella relazione - difendere se stessi, i propri popoli ed i propri sistemi da paesi che non sono altro che dei bari al tavolo da gioco». Per la Dna questa potrebbe essere una grande battaglia in cui il nostro paese dovrebbe impegnarsi. La vera nuova frontiera della lotta alla criminalità organizzata ed al narcotraffico secondo l’antimafia è questa. Seppur, ricordiamolo ancora una volta, la stessa Dna dice di non illudersi che ciò possa stroncare il narcotraffico, al massimo può limitarlo.