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Il paradosso è servito: da un lato il Tribunale collegiale di Vibo Valentia ha autorizzato ieri le riprese audiovisive del maxiprocesso “Rinascita-Scott”, maxi-inchiesta del procuratore della DDA di Catanzaro, dottor Nicola Gratteri, vietando però di poterle trasmettere prima della lettura del dispositivo della sentenza del maxiprocesso per «garantire l'assoluta genuinità della prova». Dall'altro lato c'è la decisione di "Presa diretta", la trasmissione di Rai3 condotta da Riccardo Iacona, di dedicare la puntata del 15 marzo proprio alla maxi-inchiesta. Difficile spiegare questo corto circuito che comunque viene stigmatizzato da una nota dell'Osservatorio Informazione Giudiziaria dell'Unione delle Camere Penali Italiane che critica la messa in onda, innanzitutto nello sbilanciamento tra accusa e difesa: «Il dottor Gratteri, appunto padre dell’inchiesta, sarà ospite della trasmissione, a quanto par di capire dai trailer, addirittura personalmente e probabilmente senza alcun contraddittore o, al più, col contributo registrato anzitempo di qualche Difensore». E poi la risposta al tweet con cui il conduttore ha lanciato lo speciale: «Raccontarla – ha scritto Iacona – non è cronaca giudiziaria, ma una questione di libertà e democrazia che riguarda tutti». Ma, dicono i penalisti, «di libertà e democrazia» si può parlare «solo evitando di esporre il processo penale alle indebite influenze di narrazioni giornalistiche, tanto più se unilaterali, ma comunque in grado di condizionare, non solo l’opinione pubblica, ma anche l’esercizio stesso della giurisdizione». Proprio l'obiettivo che si è prefissato il Tribunale con la nota divulgata ieri, ma che sarà evidentemente eluso. Poi l'Osservatorio ricorda che a fronte dell'interesse mediatico suscitato dall'inchiesta, vi è stato «un numero elevatissimo di annullamenti delle misure cautelari irrogate nel procedimento» che «testimoniano indiscutibilmente quanto il clamore che ha accompagnato l’inchiesta e gli arresti di molte persone sia stato e sia del tutto ingiustificato». Eppure vi ricordate che disse il dottor Gratteri a Sky Tg24? «I giornali nazionali hanno boicottato la notizia». Scrivono i penalisti: «L’informazione è il sale della democrazia. Attenzione però: aprire i microfoni a una parte processuale (spesso la stessa e ancorché garantendo un contraddittorio solo apparente), ora per magnificarne l’importanza e l’impegno, ora per assicurarsi l’empatia del grande pubblico mentre il giudizio è in corso, offre una visione parziale e quindi potenzialmente distorta dei fatti oggetto dell’inchiesta medesima, non rappresentando affatto un esercizio democratico, men che mai liberale». Per queste ragioni, fermo il sacrosanto diritto di cronaca, «non si può che stigmatizzare l’iniziativa del Giornalista nonché il fatto che il Procuratore della Repubblica abbia consentito a prender parte alla trasmissione nonostante il processo sia ancora in corso, con il conseguente rischio di compromettere il sereno esercizio della giurisdizione così esponendo tutte le parti processuali e gli stessi giudici a indebite pressioni mediatiche. Al tempo stesso si auspica che nel corso del programma televisivo venga in ogni caso massimamente preservata la neutralità nell’esposizione dei fatti ed evitato ogni potenziale pregiudizio per il sereno svolgimento del processo pendente avanti l’Autorità Giudiziaria di Catanzaro». I processi si celebrano nelle aule giudiziarie, non in televisione con l'arbitro che tifa spudoratamente per una squadra.