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«Mio padre ha sempre avuto come riferimenti la Costituzione ed il vangelo». Sono le parole con cui Giovanni Bachelet, ha voluto ricordare suo padre Vittorio, vice presidente del Csm, che fu ucciso dalle Br il 12 febbraio del 1980. «Ho incontrato anni fa - ha aggiunto - chi uccise mio padre, dandogli anche la mano: è stata la prova che la democrazia costituzionale, tanto avversata dai terroristi, aveva trionfato. Tutti i responsabili dell’omicidio, dopo aver scontato oltre trenta anni di carcere, erano ormai liberi, in ossequio a quanto indicato dall’articolo 27 della Costituzione». Bachelet «era convinto che per sconfiggere il terrorismo non fossero necessarie misure eccezionali e che fosse indispensabile che la democrazia rimanesse fedele a se stessa». Per Bachelet ha affermato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la democrazia «sarebbe stata in grado di rinnovarsi e al contempo di respingere qualunque attacco smentendo così nei fatti l’assunto su cui i terroristi fondavano le loro campagne di scardinamento dell’ordine democratico». Per il Capo dello Stato «in quegli anni di drammatica e cruenta conflittualità Bachelet dimostrò che era possibile consolidare le istituzioni democratiche, non attraverso lo scontro e la violenza, bensì dando piena attuazione ai principi della nostra Costituzione». Non c’è dubbio che l’uomo sia stato colpito quale simbolo di un’istituzione che si era ormai imposta come protagonista nel processo di riforma della giustizia». Le parole, infine, del vicepresidente del Csm David Ermini, in apertura ieri mattina del plenum straordinario per ricordare il sacrificio del predecessore. «Bachelet fu colpito dalle Br - ha aggiunto - perchè il Csm sotto la sua guida si era impegnato per superare la crisi della giustizia, pungolando governo e Parlamento affinché finalmente si avviasse una larga azione riformatrice. Fu colpito perché riteneva che nella difesa dei diritti fondamentali delle persone riposasse il vero significato della democrazia».