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«Serve una legge per la mediazione penale nel procedimento minorile», questo chiede la Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano, durante il convegno di ieri alla Camera dei Deputati, dal titolo “Incontrare la giustizia, incontrarsi nella giustizia”.
Cosa si intende per giustizia riparativa?
La giustizia riparativa è un percorso che valorizza le persone e la dimensione relazionale. La sintetizzo con tre parole: fiducia, incontro e giustizia. Quando si è di fronte a un reato, soprattutto se commesso da un minorenne ai danni di un altro minorenne, la fiducia si rompe. Come si ricostruisce? La via è quella della riparazione e serve sia alla vittima che al reo.
Cosa intende?
La giustizia riparativa consente alla vittima di veder riconosciuta la sua sofferenza. La vittima, infatti, ha molte domande dopo il reato: perchè a me? Si ripeterà? Domande chedi solito non ricevono risposte. Lo stesso vale per il minore che ha commesso un reato: si tratta di un ragazzo che ha bisogno di iniziare un processo di responsabilizzazione non solo per qualcosa che ha commesso, ma anche verso qualcuno. Ecco, la giustizia riparativa è la modalità che favorisce l'incontro, anche quello impossibile come quello tra reo e vittima. Le faccio un esempio: pulire il muro imbrattato non è giustizia riparativa ma una condotta riparatoria, incontrare proprietario di quel muro, invece, è giustizia riparativa.
Con quali modalità avverrebbe l’incontro?
Ovviamente l’incontro deve essere preparato da mediatori formati, accompagnato, valutato nella fattibilità. Ma, se si realizza, dà la possibilità alla vittima di condividere ed elaborare il proprio vissuto, cosa che la giustizia ordinaria non dà. Per l’autore del reato, invece, è l’inizio del processo di responsabilizzazione. Nei casi in cui la giustizia riparativa viene applicata, la recidiva è bassissima se non inesistente.
Cosa prevede la proposta dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza?
Abbiamo avanzato la proposta che la giustizia riparativa sia applicabile anche per i ragazzi infra quattordicenni e per i non imputabili. Punire di più e prima non serve: per i ragazzi infra quattordicenni occorre ricostruire le reti educative, familiari, sociali, e uno strumento come la mediazione penale li accompagna verso l’acquisizione della consapevolezza di una sofferenza arrecata.
Si tratta di un percorso volontario?
Certo, nelle nostre raccomandazioni si sottolineano i caratteri imprescindibili e in particolare la volontarietà: è possibile accedere alla mediazione penale solo col consenso di entrambe le parti. Poi vigono i principi della equi- prossimità ( deve essere equamente prossima alla vittima e al reo), della riservatezza e confidenzialità e della gratuità.
Come è possibile farla convivere con la giustizia penale ordinaria?
Anche questo è oggetto di raccomandazioni. Riteniamo che la coesistenza sia possibile, perchè una è giustizia della spada e della bilancia, l’altra di ago e filo, che ricuce i vissuti delle persone.
Attualmente quale è la situazione a livello normativo?
Attualmente non esiste una legge e dunque non è chiaro come avviene l’innesto della giustizia riparativa nell'ambito del procedimento penale. Noi abbiamo avanzato le nostre proposte: riteniamo che l'accesso alla giustizia riparativa debba avvenire già a partire dalle indagini preliminari perchè è importante parta dal momento più vicino possibile al fatto. Man mano che ci si allontana dal fatto, infatti, lo stimolo per entrambi si soggetti ad accedervi è inferiore. I tempi sono importanti e sarebbe quindi importante avere una legge che chiarisse quando poter accedere a questo strumento. A normativa invariata, le raccomandazioni dell’Autorità garante sono di natura pratica e operativa come quelle che le ho brevemente accennato.
L’avvocatura che ruolo ricopre in questo percorso?
Cnf e Agia hanno avviato un’intensa collaborazione su vari campi. Non a caso, al convegno è intervenuto anche il presidente Andrea Mascherin. In particolare, le raccomandazioni che riguardano gli avvocati prevedono la programmazione di incontri di formazione per gli avvocati, in modo da fornire loro strumenti sul significato del percorso e sulla sua incidenza nel procedimento penale. Gli avvocati hanno un ruolo importante nel supportare gli assistiti e i familiari nella fase informativa, per dare il consenso alla mediazione. Quando questa coinvolge ragazzi minori, infatti, bisogna assumere anche la volontà delle famiglie.
Cosa dovrebbero sapere gli avvocati?
Devono essere formati per informare gli assistiti sugli enormi vantaggi di una giustizia che ricuce le relazioni e i rapporti, una giustizia che non è solo irrogazione di sanzione e pena. Questo è vero soprattutto per i ragazzi giovani, perchè sono persone in evoluzione e bisogna evitare che abbiano una percezione cristallizzata di loro stessi. In questo c’è una grande responsabilità anche dei mezzi di informazione, che devono trattare la materia minorile come qualcosa che tocca soggetti non cristallizzati ma in continuo divenire. Non a caso il messaggio finale del convegno è quello di avere speranza nella possibilità di incontrare la giustizia incontrandosi nella giustizia.