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Le risorse del Recovery Fund sono a rischio. A lanciare l’allarme è Giovanni Malinconico, coordinatore dell’Organismo congressuale forense, partendo da un fatto semplicissimo: quelle somme, su esplicita richiesta dell’Europa, sono subordinate ad un efficientamento della Giustizia. E sul disegno di legge per la riforma dell’ordinamento giudiziario, varato dal Governo il 7 agosto, contesta l’Ocf, è calato «un silenzio surreale». Le risposte contenute nel testo, sottolinea Malinconico, «appaiono del tutto inadeguate a risolvere i problemi strutturali della nostra Giustizia, non determinano criteri adeguati di valutazione delle performance degli uffici giudiziari, dei loro dirigenti e dei magistrati che vi operano, non predispongono alcun effettivo sistema di contrappesi alla pervasività del correntismo della Magistratura nei gangli vitali degli apparati di governo della Giustizia e alle distorsioni che ne derivano e infine, per sovrapprezzo, aggiungono sistemi macchinosi per il conferimento di incarichi e per l’elezione al Csm». Tutti elementi che non solo rendono farraginosa la riforma, ma rischiano anche di complicare, secondo Ocf, i rapporti dell’Italia con l’Europa. Il tutto in un periodo in cui la magistratura è travolta da scandali, degenerazioni correntizie e processi intestini, suscitando dubbi sulla credibilità dell’intero sistema Giustizia. Nonostante si tratti di questioni di fondamentale importanza «per la nostra democrazia e per l’imparzialità e la credibilità del nostro sistema giudiziario», denuncia ancora Malinconico, il tema è scomparso dal dibattito politico. «Politica e magistratura tuttavia non possono sottrarsi dal confronto con i tecnici e con la società civile dinanzi a temi così importanti», aggiunge il leader di Ocf, secondo cui «è impensabile, ad esempio, che si mantenga l’attuale sistema per cui la quasi totalità dei posti dirigenziali del ministero della Giustizia sia ricoperta da magistrati, situazione che viola di fatto e in modo evidente il principio della separazione dei poteri tra esecutivo e giurisdizionale». Sono circa 100, infatti, i magistrati fuori ruolo attualmente in servizio a via Arenula. Un numero che il deputato di Azione Enrico Costa ha chiesto, con un ordine del giorno approvato dal governo, di ridurre, ma sul quale ancora non si è intervenuti. «L’avvocatura Italiana è pronta a dare responsabilmente il proprio apporto, e per questo motivo l’Organismo congressuale forense ha richiesto la convocazione urgente di una sessione del Congresso nazionale forense per dibattere in modo pubblico e trasparente le proprie proposte - ha concluso Malinconico - e contribuire a far sì che le questioni della Giustizia siano sottratte alle ombre di un dibattito sotterraneo e vengano trattate alla luce del sole, come è necessario in uno Stato che voglia dirsi realmente civile e moderno».