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Nonostante conti almeno 100mila procedimenti l’anno, l’ufficio del Giudice di pace di Milano rimane senza piattaforma telematica. Che, tradotto, significa completamente fermo, con un arretrato destinato a crescere a partire dall’11 maggio, giorno in cui, ufficialmente, ripartiranno le udienze, ferme a causa dell’emergenza. Una situazione difficilissima, che ha spinto il presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Milano, Vinicio Nardo, a scrivere al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, per trovare una soluzione. Il blocco della giustizia, scrive Nardo, «si sta rivelando particolarmente preoccupante in relazione all'Ufficio del Giudice di Pace, che - pur essendo una realtà assolutamente rilevante per numero e importanza delle controversie - non dispone di una piattaforma telematica, a differenza del Tribunale e della Corte d'Appello. Nei fatti, ciò ha presto comportato il blocco totale delle attività, non potendo queste essere portate avanti tramite un collegamento da remoto sulla rete internet». Stando alle disposizioni dell’ufficio milanese, fino all’11 maggio sono sospesi i termini per il compimento di qualsiasi atto dei procedimenti civili e penali, compreso il deposito, ad eccezione dei procedimenti di convalida dell’espulsione, allontanamento e trattenimento di cittadini stranieri, «la cui ritardata trattazione può produrre grave pregiudizio alle parti». Ma una volta cessato il periodo di sospensione, sottolinea ancora Nardo, «alla mole di fascicoli arretrati (anche per le udienze non celebrate) si sommerà quella delle nuove iscrizioni a ruolo. Il tutto in una condizione generale di emergenza sanitaria ancora in corso che non consentirà assembramenti per i prossimi mesi. Sicché è ragionevole prevedere che l'attività di tutti gli operatori (giudici, avvocati, cancellieri, personale amministrativo) si rivelerà insostenibile e, in ogni caso, non compatibile con le garanzie di tutela dei diritti e con la funzionalità del servizio». Ma non solo. Al momento gli avvocati non hanno alcuna possibilità di rivolgersi alle cancellerie per i procedimenti pendenti e quelli ancora da avviare, non essendo presente, sul posto, il personale e non essendo possibile depositare o recuperare atti per mezzo di posta elettronica. «La rilevanza del problema è di immediata evidenza se si pensa che il Giudice di Pace di Milano ha un flusso di quasi centomila procedimenti (civili e penali) all'anno - sottolinea Nardo -. È facile immaginare che il giorno 12 maggio, alla riapertura, ci sarà un assalto alle cancellerie». Da qui le richieste dell’avvocatura milanese a Bonafede, al quale viene chiesto di attivare - con normativa d'urgenza - «l'adozione delle misure telematiche idonee alla prosecuzione delle attività nei procedimenti dinanzi al Giudice di Pace, prevedendo sin da subito». Ovvero la trasmissione, la ricezione e la gestione di atti e documenti, mediante posta elettronica certificata, per magistrati, cancellerie e avvocati, «tenuto conto peraltro che questi ultimi, da anni, sono già dotati di tale strumento elettronico, ampiamente utilizzato nell'ambito dei processi telematici, nei casi previsti dalla legge», l'accesso, anche da remoto, ai server del sistema di giustizia telematica e al sistema di posta elettronica certificata ai cancellieri e ai magistrati per la gestione di tutti gli ulteriori adempimenti connessi ai procedimenti e, infine, «la possibilità di svolgere udienze in videoconferenza da remoto, in casi specifici, implementando i sistemi informatici esistenti, sempre garantendo il diritto di difesa e il contraddittorio tra le parti in ogni fase del processo». Misure economiche e pratiche, aggiunge Nardo, che «contribuirebbero ad assicurare, nell'immediato, una migliore gestione dei processi nel periodo attuale e "post sospensione", consentendo inoltre di avviare, in tempi ragionevoli, una fase di programmazione della riforma integrale del sistema telematico del Giudice di Pace». Una richiesta di facile realizzazione anche grazie all’esistenza, a Milano, di un'architettura di piattaforma telematica per il Giudice di Pace, «sulla quale sono già state compiute delle simulazioni con esito incoraggiante», conclude Nardo.