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Nessuna revoca della condanna inflitta ad Alberto Stasi per il delitto di Garlasco. La prima sezione penale della Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso straordinario presentato dai difensori e dallo stesso Stasi e confermato così i 16 anni di reclusione che l'ex studente della Bocconi sta scontando nel carcere di Bollate per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007. Anche il pg della Suprema Corte Roberto Aniello (che rappresentò la Procura generale pure nel primo processo sul delitto che si svolse in Cassazione nel 2013) aveva, nella sua requisitoria, evidenziato profili di inammissibilità del ricorso, con il quale Stasi metteva in rilievo un "errore di fatto" relativo alla mancata ammissione di prove dichiarative nel processo d'appello-bis. In quella sede, dopo l'annullamento con rinvio da parte della Suprema Corte delle assoluzioni pronunciate nei confronti di Stasi nei primi due giudizi di merito, e dopo un approfondimento dell'istruttoria dibattimentale, arrivò la prima condanna per l'ex studente della Bocconi, poi confermata in Cassazione nel 2015. «Il rigetto di quest'ulteriore ricorso conferma come la sentenza di condanna sia stata emessa all'esito di un giusto processo, grazie alla prove schiaccianti faticosamente acquisite dalla Corte di Assise di Appello di Milano. Anche nei momenti più difficili la famiglia Poggi ha sempre creduto nella giustizia, senza mai cercare giudizi sommari». Così Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, legali della famiglia Poggi, commentano la sentenza.