Maxi risarcimento di 175 mila euro per i danni fisici e morali subiti. È la sentenza senza precedenti in sede civile emessa mercoledì scorso dal tribunale civile di Genova a favore di Tania W, una cittadina tedesca che nel 2001 subì torture all'interno della scuola Diaz e della caserma di Bolzaneto del capoluogo ligure. La giovane, scrive il giudice, per la privazione dei diritti, le umiliazioni sopportare, e le violenze cui assistette, ha subito un disturbo da stress post traumatico che si palesa "alla comparsa di una persona in divisa" e le crea "disagio se qualcuno le si avvicina troppo". In un passaggio della sentenza viene spiegato che risulta accertato che la ragazza, appena giunta alla caserma di Bolzaneto, è stata sottoposta da agenti/funzionari del ministero dell'Interno e della Giustizia a "misure vessatorie e a trattamenti inumani e degradanti con lesione del diritto all'integrità fisica e morale".La sentenza conferma le vessazioni subite, ovvero che è stata sottoposta a "misure di rigore non consentite dalla legge", quali essere costretta "a rimanere per diverse ore in piedi con il volto verso il muro, con le braccia alzate e con le gambe divaricate senza poter mutare la posizione e senza ricevere in seguito cibo, bevande e in generale pasti in rapporto alla durata del periodo di permanenza presso la struttura". La sentenza aggiunge che non le hanno nemmeno dato la possibilità di accedere ai generi necessari alla cura e alla pulizia personale, solo molto tardi "le sono state recapitate coperte comunque sporche di sangue". La manifestante ha subito violenze in prima persona ma ha dovuto anche assistere alle violenze ad amici e conoscenti. "Brutalità e irrazionalità delle aggressioni" che hanno indotto il giudice a triplicare il risarcimento. Vere e proprie torture che in sede penale non sono state punite poiché, come scrive la stessa giudice, la "lesione di diritti della persona a protezione costituzionale non sono oggetto di tutela della norma penale sanzionatrice in questione". Parliamo della legge sul reato di tortura che in Italia ancora non viene introdotta. "La speranza è che questa sentenza contribuisca a convincere finalmente il legislatore che quella di introdurre il reato di tortura nel codice penale è una scelta giusta e utile", commenta il presidente di Amnesty International Antonio Marchesi. Su questo fa sentire la propria voce - tramite un comunicato - anche il presidente di Antigone Patrizio Gonnella: "Ancora una volta un giudice italiano ci ricorda come in Italia non si possa fare giustizia". Gonnella spiega che "era già accaduto per le torture nel carcere di Asti. In quel caso il giudice mise nero su bianco che le violenze subite da due detenuti erano torture ma che, per l'assenza di una norma ad hoc, non erano perseguibili come tali". Quelle torture sono ora al vaglio della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (anche grazie alla collaborazione di Antigone nel predisporre i ricorsi), così come lo sono le violenze nella caserma di Bolzaneto e lo sono state in passato quelle alla scuola Diaz. In quest'ultimo caso i giudici di Strasburgo condannarono l'Italia proprio per quelle torture, sollecitando il nostro Paese a dotarsi di una legge.Una sollecitazione cui l'Italia ha risposto con l'affossamento della legge in discussione in Parlamento, sostituendo la sua approvazione a un tentativo di patteggiamento con i due detenuti di Asti e i trentuno ricorrenti delle violenze a Bolzaneto. 45mila euro ciascuno per rinunciare al ricorso e alla presumibile condanna. Una compensazione che la Corte nel caso di Asti e i ricorrenti nel caso di Bolzaneto hanno rispedito al mittente. Si aspettano dunque, a breve, le sentenze per entrambi questi casi. "Nonostante la legge in discussione da oltre due anni - dichiara sempre il presidente di Antigone -, nonostante l'impegno internazionale assunto nel 1988, quando l'Italia ratificò la Convenzione Onu contro la tortura, nonostante l'impegno assunto da Renzi all'indomani della condanna per le torture alla scuola Diaz, il nostro paese resta il paradiso dei torturati". Poi Gonnella prosegue: "Giovedì scorso con decine di organizzazioni della società civile italiana siamo stati in piazza Montecitorio per chiedere subito la legge". E conclude: "Una richiesta rivolta al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al ministro della Giustizia Andrea Orlando che rinnoviamo. L'Italia non può essere ancora terra di impunità per chi si macchia di crimini contro l'umanità".Scettico il senatore del Pd Luigi Manconi che da tempo si batte per una buona legge sulla tortura. In un' intervista a Radio Popolare ha dichiarato che ad ostacolare la legge è in primis il ministro dell'Interno Angelino Alfano. "Direi che è Alfano che ha messo il suo corpo a impedimento di questa approvazione - denuncia Luigi Manconi nell'intervista - perché nel suo rapporto non facile con le forze di polizia, ha ritenuto opportuno promettere il suo impegno a che non venisse approvata una legge sul codice identificativo per le forze di polizia in servizio d'ordine pubblico e per rendere la legge sulla tortura la più lontana possibile da quello che era il testo originario, quello presentato da me al Senato, che costituisce il contenuto fondamentale della Convenzione internazionale delle Nazioni Unite, ratificata dall'Italia nel 1988". Per Manconi la legge è stata comunque rinviata e non crede che questa legislatura approverà la legge sulla tortura. E conclude amaramente sempre ai microfoni di Radio Popolare: "Non so cosa augurarmi perché se questa legislatura, questo Parlamento, dovesse approvare una legge sulla tortura, ho fondate ragioni per pensare che sarebbe una brutta legge".