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Gratteri
Ho appreso che il Consiglio comunale di Firenze ha dato la cittadinanza onoraria al dottor Nicola Gratteri e così mi sono ricordato che quasi 40anni addietro a diventare cittadino onorario del capoluogo toscano è stato Nelson Mandela, tenuto prigioniero nelle carceri del Sud Africa. Qualche anno più tardi, in occasione del centesimo anniversario delle nascita dell’eroe dell’apartheid, Firenze ha voluto rendergli omaggio con una riproduzione in vetro della cella del carcere di Robin Island dove Nelson Mandela trascorse 18 dei suoi 27 anni di prigionia. Un gesto contro coloro che si arrogavano il diritto di spezzare una vita umana con la galera e contro il razzismo. Oggi non c’è in giro un Nelson Mandela ma sono tante le persone che hanno avuto la vita distrutta tramite il carcere. Mi viene in mente Ocalan, esponente della resistenza curda tenuto da decenni nelle carceri turche o Alexei Navalny tenuto in galera dal regime di Putin mentre nello stesso Occidente “liberale” Julian Assange si trova in carcere perché colpevole del terribile reato di amore per la verità e per l’umanità. Costoro sono detenuti “famosi” loro malgrado, ma guardandomi attorno mi rendo conto che sono migliaia gli innocenti che conosco che hanno avuto la vita stroncata dal folle uso delle manette. Non è possibile raccontare tutte le loro storie o parlare di bambini segnati per sempre da inutili incursioni notturne di uomini armati per arrestare padri innocenti. Su costoro vige la regola del silenzio per paura di rappresaglie da parte dei “guardiani della legge” e della stampa di regime. Così nessuno oserebbe proporre un innocente vittima della giustizia-spettacolo per la cittadinanza onoraria. Anzi, come obbedendo ad una legge del contrappasso, gli onori vengono tributati a responsabili del loro sacrificio. Dopo Nelson Mandela sarebbe stato bello e coerente se il consiglio comunale di Firenze avesse dato la cittadinanza onoraria ad un “innocente ignoto” in rappresentanza di migliaia di vittime sacrificate sull’altare della giustizia ingiusta. Penso, per esempio, ad un mite maestro elementare che faceva il sindaco d’un piccolissimo Comune della Locride, arrestato nel cuore della notte, subito dopo prosciolto da ogni accusa e poi morto di crepacuore. Per non fare una questione di nomi lo potremmo chiamare il numero 994 della serie. Oppure un medico che ha lasciato la ricchissima Romagna per trasferirsi nel cuore dell’Aspromonte per curare la sua gente. Anche Lui, a cui daremo il numero 1881, prelevato all’alba insieme a qualche centinaio di suoi compaesani, rinchiusi in un furgone, e portati in carcere….da innocenti. Ne ho citati due, ne potrei nominare migliaia ma recita il titolo d’un bel film "non ci sono mostri in paradiso", intendendo per tale la Russia di Stalin così come non ci sono arresti di innocenti in terra di ndrangheta. Se venissero riconosciuti gli innocenti verrebbero meno gli eroi. E mentre scrivo so che, tra gli altri, l’avvocato Giancarlo Pittelli si trova agli arresti da tre anni e senza alcuna sentenza di condanna. Sottolineo, raramente si tratta di “errori” ma d’una precisa strategia politico-giudiziaria congeniale al “Potere” che così oscura la questione sociale, che è la vera e grande “mamma” della ndrangheta, dietro la questione criminale. Una strategia già usata per secoli e con successo dal “potere bianco” che ha sapientemente utilizzato i reati della gente di colore per giustificare il razzismo. Concludo ed ovviamente non chiedo che per ogni innocente arrestato si faccia una riproduzione della cella in vetro come nel caso di Nelson Mandela, mi accontenterei di molto di meno: verificare se stiamo dicendo la verità e, in caso affermativo, promuovere una seria riflessione sul rispetto sostanziale della Costituzione. Togliere i numeri e dare ad ogni innocente sacrificato un nome, una famiglia, una storia, una dignità. La Storia ci insegna che quando la libertà d’un solo uomo o la salute mentale d’un solo bambino viene compromessa da un arresto illegale ed arbitrario nel silenzio e nell’indifferenza di quasi tutti, il regime già viaggia sul filo. Il fascismo più che le teste rasate e le croci celtiche (da non sottovalutare) è la privazione della libertà di persone innocenti e lo stravolgimento dei fatti senza essere mai chiamati a risponderne e quando un tale metodo passa per un sola persona la porta è aperta ed il fascismo entra. Mi piacerebbe concludere con un “no pasaràn” ma mi rendo conto che la vigilanza democratica e di massa a tutela della Costituzione sta attraversando un momento molto difficile.