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Colpo di scena a Firenze: il procuratore Giuseppe Creazzo ha revocato la domanda per andare in pensione in anticipo ed ha chiesto di andare alla Procura nazionale antimafia. Il magistrato, in attesa delle valutazione del Csm resterà, dunque, alla guida della Procura del capoluogo toscano fino alla prossima estate, quando terminerà gli otto anni di permanenza massima nell’incarico previsti dalle norme sulla dirigenza. Era stato lo stesso magistrato ad annunciare ai giornalisti, all’inizio di maggio del 2021, di aver presentato domanda di prepensionamento per una «scelta autonoma e personale, avendo già maturato più di 44 anni di servizio». Il prepensionamento sarebbe dovuto decorre dallo scorso dicembre. «La mia scelta – precisò Creazzo – è scaturita dal fatto, verificatosi nei primi giorni di questa settimana, che il Csm ha definito le procedure concorsuali per i posti direttivi che formavano oggetto delle ultime mie domande pendenti (come la Procura di Roma, ndr) assegnandoli ad altri magistrati. Poiché – proseguì il magistrato – non potrò più fare domande perché ho raggiunto i limiti di età, la mia carriera professionale non ha ulteriori prospettive. Per questo ho liberamente scelto di chiedere di andare in pensione». In molti ipotizzarono subito un collegamento fra la domanda di prepensionamento e il procedimento disciplinare davanti al Csm per aver molestato sessualmente la pm antimafia di Palermo Alessia Sinatra che gli era stato aperto in quei giorni. Una scelta, quella del prepensionamento, aspramente criticata in quanto avrebbe archiviato sul nascere il disciplinare. Il procedimento nei confronti di Creazzo era nato in modo assolutamente fortuito. Dopo aver sequestrato il cellulare dell’ex presidente dell’Anm Luca Palamara, indagato a Perugia per corruzione, gli inquirenti, fra le tante chat, avevano trovato anche quella con la magistrata siciliana. La pm, che non aveva mai denunciato la molestia accaduta qualche anno prima in un corridoio di un albergo romano, era solita sfogarsi con Palamara, a cui era molto legata per vicende di corrente, con apprezzamenti molto pesanti su Creazzo. A maggio del 2019, periodo della chat incriminata, Creazzo era in corsa per succedere a Giuseppe Pignatone alla guida della Procura di Roma. La Procura generale, acquisita la chat, aveva quindi aperto il disciplinare sia nei confronti di Creazzo che della stessa Sinatra per comportamento “gravemente scorretto”. Secondo la contestazione, la pm avrebbe voluto condizionare negativamente i consiglieri del Csm per una sorta di “rivincita morale” sul capo dei pm di Firenze. Divenuta la notizia di pubblico dominio, Creazzo non commentò, affermando di aver «mantenuto il doveroso e assoluto riserbo che si conviene a un uomo delle istituzioni quale io sono», riaffermando «pubblicamente di non avere in nessun modo commesso i fatti che mi sono stati contestati». Il procedimento disciplinare di Creazzo si era concluso a dicembre con la perdita di due mesi di anzianità. Nella sentenza alcuni dei capi di incolpazione erano stati archiviati dal momento che «la vicenda si poteva ascrivere a un evento fra privati». Ritirata allora domanda di prepensionamento e considerando il fatto che il Csm non ha avviato una procedura per il trasferimento di ufficio per incompatibilità ambientale, Creazzo potrà continuare a dirigere la Procura di Firenze in un momento molto delicato sul fronte delle indagini, ad iniziare da quella sulla Fondazione Open di Matteo Renzi. «Ho l'impressione che la magistratura ed il suo organo di autogoverno debbano fare ancora tanta strada prima di acquisire una maggiore consapevolezza del valore della dignità della donna nell'ambiente di lavoro e dell'adeguatezza della relativa tutela», aveva detto il professore Mario Serio, difensore della pm siciliana, la cui posizione è ancora in attesa di essere definita.