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Giovanni Russo è il nuovo capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap). Il suo insediamento è previsto entro la fine del mese. Russo, attualmente procuratore aggiunto presso la Direzione nazionale antimafia (Dna), prende il posto di Carlo Renoldi, toga progressista nominata dalla ministra Marta Cartabia lo scorso marzo, che tornerà in Cassazione.
La “staffetta” fra toghe era stata anticipata il mese scorso dal Dubbio. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio prosegue, dunque, nell'opera di spoil system, non confermando negli incarichi di vertice i dirigenti che erano stati nominati dai suoi predecessori.
Il neo capo del Dap, vicino alla corrente moderata di Magistratura indipendente e fratello di Paolo, ex parlamentare di Forza Italia prima di transitare in Azione, era stato sconfitto nei mesi scorsi per la nomina a capo della Direzione nazionale antimafia (Dna). Il Consiglio superiore della magistratura gli aveva infatti preferito l'ex procuratore di Napoli Giovanni Melillo.
Il capo del Dap è uno degli incarichi più importanti della pubblica amministrazione. Fra i primi compiti di Russo vi sarà sicuramente quello di cercare di creare un clima negli istituti di pena, per quanto è possibile, rispettoso dei diritti della popolazione detenuta.
Il 2022 sarà ricordato come un anno record per i suicidi nelle carceri, con ben 81 persone che hanno deciso di togliersi la vita. Non si contano, poi, gli atti di autolesionismo.
Soddisfazione per la nomina di Giovanni Russo da parte dei sindacati della polizia penitenziaria. Per Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria, però «nessuna personalità, neanche la più capace e qualificata, potrà risollevare le sorti dell’agonizzante sistema penitenziario se non supportata da immediati interventi legislativi corroborati da sufficienti investimenti economici». La maggioranza dei sindacati degli agenti penitenziari, comunque, avrebbero preferito il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Quest’ultimo non aveva fatto mistero di essere pronto per tale incarico e di voler rivoluzione l’intero comparto, ad iniziare proprio dalla polizia penitenziaria, secondo il procuratore calabrese, di “Serie C” rispetto alle altre Forze dell’ordine, gettata in uno stato di "depressione e frustrazione" dalle istituzioni che non se ne curano.