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Oggi si riunisce la Corte di Strasburgo che è chiamata a decidere sulle elezioni italiane. La Corte, per la verità, non deciderà direttamente sulle elezioni ma soltanto sulla candidabilità o meno di Silvio Berlusconi. Però la decisione della Cedu (si chiama così la Corte europea) peserà sull’esito del voto e sui futuri equilibri italiani molto più di quanto abbia pesato il parlamento varando la nuova legge elettorale. La nuova legge cambierà pochissimo nei rapporti di forza, rispetto alla vecchia legge che era stata definita dalla Corte Costituzionale. L’unico effetto che ha avuto la nuova legge è stato quello di riunire il centrodestra e di dividere la sinistra, portando un certo vantaggio ai conservatori e un piccolo svantaggio ai progressisti ( che sono stati i promotori della legge: eterogenesi dei fini, come al solito!). La Corte europea invece sposterà molto, in termini elettorali, con la sua decisione. Berlusconi aspetta l’Europa Sarebbe giusto votare a maggio
La decisione della Corte riguarderà, tecnicamente, l’applicabilità della legge Severino. Cioè della norma, approvata durante il governo Monti e scritta dall’allora ministra della Giustizia, secondo la quale chi ha subito una condanna penale superiore ai due anni di detenzione non è né candidabile né eleggibile. Sulla base di questa legge, nel novembre del 2013 Silvio Berlusconi fu escluso dal Senato, per via della condanna subìta qualche mese prima per frode fiscale ( per via di una serie di operazioni compiute da Mediaset e attribuite dai giudici alla sua responsabilità oggettiva in quanto proprietario di Mediaset). Il problema è che il reato era di molti anni precedente al varo della legge Severino e il codice penale prevede che ciascuno venga processato secondo le leggi del tempo nel quale il reato viene commesso (o secondo leggi più recenti solo se più vantaggiose). E quelle leggi non prevedevano l’ineleggibilità.
Ciononostante il Senato votò l’esclusione di Berlusconi, cioè del capo della coalizione che era arrivata seconda alle elezioni, mancando per pochissimi voti la vittoria.
Ora la Corte Europea dovrà discutere la questione ( inizia oggi e ci metterà qualche mese) e decidere se la legge Severino può o no avere valore retroattivo e quindi se il cavaliere può o no partecipare alle prossime elezioni di primavera. Tutti i sondaggi e le previsioni dei politologi dicono che se Berlusconi sarà candidabile ( e quindi candidato) il centrodestra avrà un vantaggio molto forte. Se non sarò candidabile avrà uno svantaggio altrettanto robusto. Tra una cosa e l’altra è ragionevole immaginare uno scarto di 10 punti in percentuale per il suo partito e quindi per il centrodestra. Vedete bene che l’effetto della decisione della Corte può provocare un piccolo terremoto nella campagna elettorale e poi nel suo esito.
È la prima volta, da quando esiste l’Europa, che una decisione così vitale per la vita democratica di un paese sarà presa fuori dai confini di quel paese. E sarà presa da una corte di giudici. Questo avviene perché l’Italia non è riuscita a gestire politicamente la vicenda. E il Senato, quattro anni fa, ha votato sulla base di un calcolo di convenienza politica, e cioè inseguendo l’idea che l’esclusione dal parlamento segnasse la fine definitiva del cavaliere. Questo non fa onore al Senato. È inquietante che oggi l’Italia si prepari a una delle elezioni più incerte e importanti della sua storia, con il dubbio sulla possibilità che uno dei tre schieramenti possa essere guidato dal suo leader naturale.
È importante però che ieri Matteo Renzi abbia auspicato una soluzione favorevole a Berlusconi. E cioè abbia detto che lui spera di potere avere Berlusconi come competitor, perché Berlusconi è il competitor naturale. Il Pd, però, nel 2013 si comportò in modo diverso. Proprio per questo sarebbe giusto che ora il Pd, guidato da Renzi, compisse un gesto di lealtà e accettasse il rinvio a maggio delle elezioni, in modo da permettere alla Cedu di pronunciarsi. Ne guadagnerebbe la linearità della competizione. E sarebbe molto saggio se un atteggiamento simile fosse assunto anche dai 5 Stelle e dalla Lega. Potrebbe essere una svolta nella politica italiana: la fine dei colpi bassi e la fine della stagione nella quale i politici si affidano ai magistrati per colpire gli avversari.